giovedì 31 ottobre 2013

La musica rock fa male. A voi.




Mia figlia di 3 anni ama le chitarre distorte.
Le piace il suono.
Quando le sente fuoriuscire dal mio lettore CD mi dice sempre di alzare il volume e inizia a fare sì con la testa, una specie di headbanging primordiale ma significativo della soddisfazione che prova.
Da notare che mia moglie le fa ascoltare pop melodico di discreta qualità, mentre a volte in casa dei miei suoceri gira anche un simpatico CD di canzoni di chiesa (che ha avuto in passato anche il suo successo, per carità...)
La zia di solito le fa sentire latino-americano, visto che è una ballerina appassionata del genere.
Insomma, di musica ne sente a sufficienza e nulla disdegna.

Ma quando partono i Ministri, i Led Zeppelin, gli AC/DC gli occhi hanno un'altra espressione. Tra l'altro non si tratta neppure di musica che ascolto di frequente (i miei gusti sono altri, anche se apprezzo i tre gruppi di cui sopra) ma ormai qualche CD devo per forza tenerlo in macchina per accontentarla.
Mi dice: "da grande suonerò la batteria, anzi no! Il basso! No! La chitarra!"
Insomma, non sa neppure cosa siano, ma le chitarre distorte bloccate e i "riff pestoni" le piacciono assai.

Dico queste cose alla mia nuova compagna di scrivania.
Le dico così, come banale argomento di conversazione, come curiosità.
Come punto di orgoglio di un padre nei confronti di sua figlia piccola.
Cose così.
Questa mi risponde: "le piace il rock duro perché le farai ascoltare solo quello. Sei chiuso nel tuo mondo, ti crogioli nel tuo rifugio. Falle ascoltare la musica classica, ai bambini piace la musica classica. E poi le farà bene"
Mi parte un attacco di pellagra.

Non discuto sulla bontà della musica classica, non è questo il punto.
Non ho la fortuna di essere stato contagiato dalla passione per questa musica.
Sono uno di strada, io.
Mi viene da ridere (anzi, mi imbestialisco) quando sento per l'ennesima volta il ritrito accenno alla presunta inferiorità culturale della musica rock.
Lo stereotipo più banale, anacronistico e privo di dignità che io abbia mai sentito, ovviamente dopo quello che "le donne sono brave solo in cucina" e che i "negri hanno la musica nel sangue" (Calderoli docet).

Ebbene sì, ragazzi.
Ascolto musica che va dal metal sanguinario all'avanguardia di destrutturazione dei suoni (e naturalmente tutto quello che ci sta in mezzo).
Tanta musica, forse troppa.
E la ascolto tentando di capirne le radici, le fondamenta, i principi di costruzione.
Poi arriva il primo pirla che ascolta un quarto d'ora di Mozart alla settimana (magari sentito in qualche pubblicità in televisione) e mi viene a fare il predicozzo sul fatto che la musica rock è settaria, deviata, ghettizzante e io sono il suo profeta malato di fronte alle necessità di mia figlia (che tra l'altro ascolta davvero di tutto e non è da me influenzata oltre il limite di quello che fanno gli altri soggetti con i quali entra in contatto quotidianamente).

Non rispondo alla provocazione.
Dico solo che un "coglione" come Marilyn Manson, un "palancaro" senza dignità, un indegno provocatore delle masse ha dato secondo me una delle risposte migliori che abbia mai sentito su un tema scottante e drammatico.
Sul tema della strage della Columbine a Denver, accusato di averla provocata indirettamente con le sue canzoni, gli era stato chiesto: "Signor Manson, che cosa direbbe a quei ragazzi artefici della strage, quale sarebbe la prima domanda che farebbe loro?"
Lui, truccato come un pagliaccio e vestito come un pipistrello stuprato aveva risposto così, dopo qualche secondo di silenzio.
"Non direi loro nulla. Mi metterei seduto e ascolterei quello che hanno da dirmi"

"Papà alza ancora, di più!"
E io che giro la manovella in senso orario.
La guardo nello specchietto retrovisore.
La testa va su e giù e gli occhi brillano.
Urlo e inizio anch'io a buttare su e giù la testa.
"Di più! Di più!"


- Postato con Blogpress da iPad

giovedì 10 ottobre 2013

Sonno alieno: il cervello risponde

“Vince chi resiste alla nausea.
Chi perde meno”
Questa frase mi gira in circolo da qualche giorno ma non ho la testa per sopportarla.
D’altra parte ho la necessità di iniziare a delineare in testa alcuni personaggi e ho scoperto che mi piacerebbe caratterizzarli in maniera tale da attribuire loro alcuni elementi anomali.
Mi interessa esplorare la realtà deformata nel tempo e nello spazio.
Ma con i piedi assolutamente ben piantati nel fango della consuetudine.
Ho scoperto leggendo qua e là che esiste una forma di sonno chiamato “polifasico”.

Noi tutti dormiamo in maniera “monofasica” (a meno che non facciamo il pisolino la domenica pomeriggio dopo aver mangiato come maiali e bevuto alcol come cisterne), mentre i bambini più piccoli riposano con il sonno “bifasico”, cioè due volte al giorno.
Esiste però una terza modalità di riposo, molto estrema e sperimentale ma – pare – del tutto fattibile e ugualmente riposante nonché addirittura più razionale e produttiva per il cervello.
Il sonno “polifasico”, appunto.

Questi consiste nel dormire ogni 6 ore per 30 minuti esatti, quindi complessivamente nell’arco di 24 ore soltanto per 120 minuti. Ciò comporta un guadagno (rispetto alle 8 ore canoniche di sonno) di ben 6 ore di vita vissuta al giorno. In questo modo si distrugge il concetto ciclico del susseguirsi del giorno e della notte e la vita viene interamente vissuta in maniera univoca e omogenea, senza quel “piccolo letargo” che caratterizza le nostre notti.
Ma com’è possibile che tutto ciò sia fattibile? Il nostro cervello non ne risente?

Assolutamente no e questo è stato provato scientificamente.
Al di là di un periodo di adattamento (circa due settimane) dove il soggetto si fa forza per seguire rigidamente la tabella sopradescritta (con obbligo di dormire e obbligo di risveglio ogni 6 ore per 30 minuti) e nel quale - è inutile negarlo - ci sono notevoli disagi, il cervello successivamente si adatta.
Le fasi del sonno leggero (quello iniziale) e del sonno pesante (quello terminale vicino al risveglio) vengono progressivamente abbandonate a favore dell’unica fase realmente importante per il benessere dell’individuo e in particolar modo del suo cervello: la fase R.E.M.
Quindi, in sintesi, le due ore complessive di riposo nell’arco delle 24 ore sono sufficienti per garantire al massimo tutte le funzioni vitali dell’individuo.
Il cervello impara ad entrare immediatamente nella fase R.E.M. nel giro di qualche minuto e la fase del sonno profondo viene eliminata con il risveglio dopo mezz’ora.

Questo sistema di riposo è quello adottato per esempio dai cani e dai gatti (i frequenti riposini che tutti noi riscontraimo) e sembra che appartenga alla parte naturale e primordiale del sonno degli uomini.
Solo il cosiddetto “sonno moderno” ha portato l’uomo a dormire in maniera monofasica e a “gettare nella spazzatura” interi anni di vita “non vissuta”.
Interessante vero? Come potrebbe risultare la vita di un individuo che ha deciso di attuare questo tipo di sonno? Quale sarebbe la sua percezione della realtà? Questi interrogativi mi stuzzicano e mi inquietano al tempo stesso.
Penso che approfondirò la cosa in modo tale da inserire questa caratteristica in uno dei miei personaggi.
Per ora vi lascio con questo interrogativo: avete paura? La cosa vi sconvolge?
Lo storpiamento della realtà è tutta legata al nostro cervello e al tempo in cui viviamo e domiamo.
Superare questa barriera potrebbe essere un punto di non ritorno.

sabato 5 ottobre 2013

Aspettando i Barbari



Fulmini che cadono sui tetti che distruggono tutto quello che incontrano, infiltrazioni di acqua nelle pareti, gruppi musicali che si sfaldano, amministratori di condominio conniventi, lavori non più praticabili, risvegli notturni, denunce ai carabinieri, cigar club da fondare, baby sitter da ricostruire.
Tutto questo e molto altro in queste settimane di fuoco.
E c'è chi giustamente mi bacchetta e mi dice che il blog va portato avanti.
E allora mi cospargo il capo di cenere e mi metto qui a scrivere in una sala fumatori di provincia mentre fumo un nicaraguense che non mi dà tregua, con il sottofondo di Emma Marrone in televisione e un bicchiere di acqua tonica depositato su un improbabile tavolino di legno martoriato da scritte e incisioni rupestri.

Un viaggio perfetto, però.
Stamattina.
Esce il nuovo disco dei Massimo Volume e per me è un evento pari a quello di una nuova vita. Lo ascolto in macchina, con la consapevolezza che è il frutto di intelligenze artistiche superiori, con le quali si deve per forza avere a che fare.
Il disco è pazzesco, i testi sono enormi.
Vorrei avere soltanto un decimo del talento che hanno questi tizi vestiti male e con le barbe lunghe scompigliate.
Solo un decimo, e sarei già una persona felice.
Questi riescono a toccare le corde della vita come nessuno ci riesce: le pizzicano, ci nascondono i loro tormenti e le loro riflessioni prive di morale e le danno in pasto a chi le vuole, a chi decide di guardare in faccia quello che siamo veramente e al circo che circonda le nostre esistenze, belle o brutte che siano.
Gli uccelli che camminano di notte sui nostri tetti lasciano impronte di metallo, cantano/recitano
E hanno ragione.

Tutto gira intorno a quello, quello che siamo e quello che non siamo.
Quello che vorremmo essere e che non possiamo essere.
Un disco che scava nei meandri più profondi delle nostre contraddizioni e dei nostri limiti di esseri umani catapultati in questo 2013 di inizio millennio.
Come quando si parla del sapore della solitudine fatta di oggetti tutti al loro posto che non avremmo mai voluto comprare, del fatto che si può vincere perdendo poco, della necessità di braccare il nemico quando si ritira e si accampa, nell'obbligo di ritirarsi quando questo avanza inesorabile.
Si cita Mao, John Cage, l'intellettuale non violento Dolci teorico dello sciopero al contrario.
I lavoratori scioperano.
E i disoccupati lavorano al posto loro per quella giornata.
Così, tanto per ricordare che tutti esistono e battagliano a loro modo.
L'unica cosa da fare è non appiattirsi come zecche.
Comode, riservate.
Prive di scopo, accucciate nel loro habitat.
Italia 2013.

E io smetto di ascoltare e ritorno al titolo di questo capolavoro.
"Aspettando i barbari".
Arriveranno.
E noi ci acconceremo allo specchio per accoglierli come essi meritano.
Con il coltello tra i denti e la lama luccicante pronta ad affondare i colpi uno dopo l'altro.
E io mi sento pronto a scrivere un nuovo libro.
Per me e per chi vorrà leggerlo.
Ma prima di tutto per me.
- Postato con Blogpress da iPad

venerdì 23 agosto 2013

Bloccare il disgusto. Ci provo.




Ultimamente sto diventando molto più esigente con me stesso e anche con gli altri.
Con il gruppo tendo sempre a spingere il piede sull'acceleratore.
Suoniamo di più, dai.
Buttiamo giù una nuova canzone.
Troviamo nuove soluzioni tecniche.
Perché non suoniamo ancora un'altra ora in sala prove?
Gli altri mi guardano e mi dicono: "Guarda che siamo qui per divertirci, è già tanto che riusciamo a trovarci per suonare, che cazzo vuoi di più?"
Non lo so neppure io, ma vorrei fare tutto alla massima velocità e al massimo impegno.
Sembra quasi che non ci sia altra soluzione, anche se cerco in qualche modo di mediare con me stesso.

Ieri sera stavo prendendo la metro in direzione Casazza.
Nell'altra direzione, Sant'Eufemia, un gruppo di persone sta facendo il biglietto.
Tra queste una coppia di sessantenni.
Probabilmente abitano in zona.

A Sant'Eufemia nel mese di agosto c'è la Festa di Radio Onda d'Urto, conosciuta in tutta Italia.
Decine di migliaia di persone affollano un'area grigia facendola vivere.
Decine di concerti, iniziative culturali, dibattiti, una libreria alternativa davvero importante.
Si mangia a prezzi popolari (davvero popolari, non come alle "Feste Democratiche" supportate dai "Circoli del PD"... A proposito, non era meglio continuare a chiamarle "Feste dell'Unità" e "Sezioni di partito"?).
Area bimbi con gonfiabili gratuiti e servizio baby sitting.
Un bel mercatino con artigianato etnico e locale davvero di pregio.
Insomma, se non ci fosse bisognerebbe inventarla la Festa della Radio.
L'anno scorso c'ho portato un collega convinto che si trattasse di "un covo di estremisti" e alla fine invece mi ha detto: "Bellissimo posto, l'anno prossimo ci torniamo vero?"

Dicevamo...
Ingresso della metro.
Il sessantenne inizia a sbraitare all'improvviso
"Festa di Radio Onda d'Urto va-là va-là... Rompicoglioni e basta! Sono solo cumunisti... Cumunisti!!"
I due mi danno le spalle a non più di un metro.

"Fossi in te queste cose non le direi tanto ad alta..."
Questa frase mi esce così, senza volere.
Ad alta voce.
La moglie si gira per un attimo e vede la mia maglietta comprata proprio alla Festa con la scritta "Tifiamo rivolta".
Capisce.
Prende a braccetto il marito che nel frattempo ha smesso di urlare.
Finisce lì, ovviamente.

Non riesco più a trattenere il disgusto e questo potrà essere un problema per me.
Neppure in situazioni banali come queste.
Mia moglie giustamente mi dice "Lascia stare, non vedi che è solo un poveretto..."
Ha ragione lei, non c'è dubbio.
E io forse ne pagherò le conseguenze.
Forse.

PS: Qui accanto nella sezione apposita caricata finalmente l'intervista di qualche tempo fa apparsa sul quotidiano locale Giornale di Brescia.
Meglio che un calcio nelle palle.


- Postato con Blogpress da iPad

venerdì 9 agosto 2013

"Appassionati della scrittura", unitevi. E magnate....




A casa dei miei genitori arriva una lettera intestata a me.
Sono 12 anni che non abito più lì, ma probabilmente qualcuno non è molto aggiornato.
È del sindaco di un Comune limitrofo.
La prima cosa che penso è che si tratti di qualche iniziativa politica.
No, non è così.
Peggio.
È un'iniziativa di carattere culturale o - per essere più precisi - un'iniziativa di sfruttamento culturale.

È organizzato il primo "Convegno Conviviale" rivolto a tutti gli scrittori della Valle Camonica, recita in pompa magna il Sindaco di Angolo Terme nella prima
parte della lettera.
All'amministrazione comunale risulta infatti che nella zona ci siano "120 appassionati alla scrittura che hanno dato alle stampe una o più opere".
Quale migliore idea di raccoglierli tutti in un unico calderone?
Ma il meglio deve ancora venire.

Programma della giornata:
Prima parte facoltativa.
Visita al Centro Didattico "Gaioni" presso il Lago Moro (wow, mi immagino già i brividi per l'esperienza ultraterrena e indimenticabile)
Parte obbligatoria (sì avete letto bene, obbligatoria)
Cena di Gala alle Terme di Angolo dove ciascun partecipante regalerà una copia del proprio libro alla biblioteca comunale.
La cena comporterà il pagamento della modica cifra di 42 euro a persona.
Ovviamente sono ben accetti parenti, amici, coniugi, imboscati e tutti coloro che vorranno partecipare a supporto del famigerato "appassionato della scrittura"(naturalmente pagando).
Bambini dai 3 anni in su? 21 euro, così conviene quasi risparmiare i soldi della baby sitter e portarseli con sé.

A questo punto della lettera mi chiedo: "E allora? Ci si strafoga di ravioli al burro versato e di patatine fritte... ma i libri? ... La scrittura? ... L'iniziativa culturale? Dove cazzo sono?"
Calmi ragazzi, il sindaco di Angolo Terme ha pensato anche a questo.
Durante la cena (ebbene sì, tra una portata di maccheroni e una di pollo fritto) verranno estratti a sorte dieci "appassionati della scrittura" che avranno (bada-ben bada-ben) "tre minuti primi per illustrare la opera presentata" (ovviamente le virgolette riportano testualmente quanto citato nella lettera).
I dieci sorteggiati si porteranno via anche "un ricco premio in natura", probabilmente una caciotta e un salame nostrano.

Queste sì che sono iniziative culturali di spessore, queste sì che sono iniziative atte allo sviluppo e alla diffusione della letteratura...
Hai scritto qualsiasi stronzata e abiti in Valle Camonica? Regalaci il tuo libro (che farà massa nella nostra biblioteca) paga una cena di merda il doppio di quanto vale e portaci quei gonzi dei tuoi parenti che pagheranno altrettanto.
Se sarai fortunato (molto fortunato, non ti illudere) ti regaleremo un salame nostrano e potrai dire il titolo del tuo libro al microfono di fronte a tutti (ma velocemente, che ce ne sono altri nove che lo devono dire).
Poi potrai tornartene a casa tua e bearti dell'iniziativa a cui hai partecipato.
Noi conteremo i soldi della serata e daremo i libri alla biblioteca senza scucire un centesimo.
Che Grandi Benefattori della cultura, noi dell'Amministrazione Comunale di Angolo Terme.
Che Grandi Aficionados della letteratura e della sua diffusione...


- Postato con Blogpress da iPad

venerdì 26 luglio 2013

La parte più lontana dal nostro cervello




Di solito ad affacciarsi dal balcone per reclamare silenzio sono simpatiche (ma un po' irrequiete) settantenni, oppure cinquantenni manovali preoccupati dell'alzata mattutina più vicina alla mezzanotte che all'alba.
Sotto di loro, normalmente, ci sono gruppetti di ragazzi che bevono l'ennesima birra nella tarda nottata e - probabilmente - alzano un po' troppo la voce.
"Allora? La gente domani lavora! Vogliamo dormire! Basta! Adesso chiamo i vigili se non la finite, capito?"

Invece no, questa volta no.
Ad incazzarsi è stato un calciatore professionista di serie A, Luigi Vitale, centrocampista del Napoli Calcio.
Ok, il nome non è proprio uno di quelli che tutti conoscono, di quelli che accendono la fantasia dei tifosi.
Sotto l'hotel che ospita il ritiro del Napoli si sta ammassando un nutrito gruppo di tifosi che inneggia al nuovo arrivato Gonzalo Higuain, questo sì campione riconosciuto a livello internazionale.
Qualche coro.
Poi ancora.
Le ore passano e Luigi non riesce proprio a prendere sonno.
Sono sotto camera sua e le ore iniziano ad essere piccole.
Sono in molti e non accennano a smetterla.
Vogliono Higuain, lo acclamano.
Poi i cori contro l'odiata Juventus, ...così... tanto per tenersi in forma in vista del campionato.
Ancora cori.
Luigi non ce la fa più.

Come un "povero cristo come tanti altri" Luigi Vitale da Castellammare di Stabia si affaccia dal balcone con i pettorali in bella vista e cerca di far smettere i cori, dice che "vuole dormire perché domani c'è l'allenamento".
La risposta degli Ultras non si fa attendere.
Insulti, urla, minacce.
Esce il compagno di stanza, Armero.
Neppure lui riesce a cavare un ragno dal buco.
I tifosi si placano quando Higuain esce ad affacciarsi.

Il giorno seguente gli Ultras dimostrano di non aver gradito il comportamento del giocatore. Loro sono lì per dimostrare il loro affetto ai campioni del Napoli, degli altri non frega un cazzo.
Hanno preparato uno striscione: "Vitale, eroe da balcone, vattene!"
Lo mostrano sul campo di allenamento, mentre il Napoli si allena.

Da qualche giorno passa su Sky un nuovo spot promozionale sul campionato di calcio che si sta preparando a ricominciare
Vialli dice: "Noi mettiamo in scena la parte più lontana dal tuo cervello" (vengono inquadrati i piedi) "quella più vicina al tuo cuore..."

Io mi sarei fermato alla prima parte della frase.
Rende meglio.



- Postato con Blogpress da iPad

venerdì 19 luglio 2013

Questo blog non è morto. E ve lo dimostrerà




Non voglio dire nulla sul mancato aggiornamento di questo blog per circa sei mesi.
I motivi ci sono, ma non mi va di dirli.
Quello che importa è che adesso si ricomincia, perché è giusto così.
E non c'è nessun motivo per il quale si ricomincia proprio oggi.
Ho preso in mano la mia tavoletta e ho iniziato, tutto qua.
---------------------
Nessuno è più in grado di fare nulla.
Nessuno ci capisce più nulla.
E si vede, si vede eccome.
Stamattina ero in Posta per spedire un pacco e davanti a me una signora con un braccio rotto al collo voleva riscuotere una specie di pensione di invalidità per conto di sua madre inferma.
Qualcosa non torna.

L'impiegata digita sulla tastiera e scuote la testa.
Si alza, chiede l'assistenza di un collega che è forse messo peggio di lei.
Nel frattempo una terza impiegata parla ad alta voce leggendo le indicazioni delle finestrelle pop-up che le appaiono sul suo PC.
"Mi esce scritto così... Che faccio? Clicco sì oppure no?"
Nessuno le dà retta.
La prima impiegata ha la mano tremante sul mouse, non capisce cosa c'è che non va. Poi telefona all'help desk.
Non rispondono.
Poi rispondono e le danno la soluzione.
"Ma non potevi dirmelo subito?"
"Eh, ma me lo sono ricordato adesso..., e poi non dirmi che è logico mettere codice zero nella casella del riporto..."
"Vabbè adesso è a posto e si va avanti...".

Tutti i tristi protagonisti della vicenda tornano con lo sguardo perso a quello che stavano facendo.
Finta concentrazione, in realtà nessuno sa quello che sta facendo.
Non ci capiscono più nulla, come tutti coloro che lavorano con procedure, decreti, leggi migliorative, date da rispettare e da ricordare.
Perché prima del nove di aprile si fa così, ma dopo si invece si cambia.
E il sette di settembre dello scorso anno è lo spartiacque della procedura di 'sticazzi verso quella di 'staminchia. Da non confondere chiaramente con il sette di dicembre, dove l'abrogazione del decreto ha fatto tornare tutto come prima.

La gente sta male, il cancro avanza e le procedure imperano dietro le scrivanie per strabordare nel ridicolo.
Ma non si tratta di burocrazia.
Si tratta di malattie mentali dell'essere umano.
Il lavoro impiegatizio è il peggior lavoro del mondo.
Meglio intagliare il legno, costruire muri, fare il gelato, vendere scarpe.
Io il lavoro dietro la scrivania lo vivo come una gabbia per le scimmie.
Che trancia il cervello e che svilisce il nostro cervello.

"Allora me la dà questa pensione?"
"Qui risulta che lei purtroppo signora non ha la delega. Deve andare al patronato e forse gliela fanno tra un paio di mesi"
"Ma cos'è il patronato? Dove si trova? Mia mamma è inferma"
"Non so cosa dirle, signora. Non so nient'altro"
La tizia si gira verso di me.
Mi guarda negli occhi.
"Ma io sono 15 anni che ritiro la pensione di mia mamma..."
Io la fisso.
Sto per dirle che forse è il caso che si iscriva alle Nuove Brigate Rosse.
Ma lei ha un braccio rotto al collo, ha più di sessant'anni.
E allora alzo gli occhi al cielo e basta.
Lei mi lascia il posto di fronte allo sportello.
Così posso spedire il mio pacco, mentre tutto fuori brucia.

- Postato con Blogpress da iPad

domenica 6 gennaio 2013

Io non sono pazzo




Ero in libreria alla ricerca di un libro per imparare a cucinare quando mi sono imbattuto in un'opera che mi ha fatto sbavare come un arrapato: due volumi formato gigante di 400 pagine l'uno sulla vita e le opere di uno dei miei pittori preferiti: Salvador Dalì.
Ovviamente non me lo sono lasciato sfuggire, anche per il prestigio e la completezza dell'opera. Al suo interno c'è di tutto, migliaia di dipinti e centinaia di dichiarazioni che mi confermano la grandezza di questo pittore matto come un cavallo (ma lui diceva il contrario: "l'unica differenza tra un matto e me è che io non sono matto").
Ma una frase in questo momento mi colpisce più di altre:
"un grande pittore deve riprendere la tradizione soltanto dopo aver fatto la rivoluzione, che altro non è che la ricerca della propria realtà"

Concordo, la penso esattamente così.
Grande verità e grande frase.
Ovviamente si potrebbe parlare di artista in generale e non solo di pittore e penso che Dalì sarebbe d'accordo su questa cosa.
Ma da più parti si pensa esattamente il contrario.
Bisogna imparare le basi della musica per poi cercare di fare cose diverse.
Bisogna andare per gradi.
Bisogna imparare dai grandi scrittori e conoscerne l'essenza per decidere poi di scrivere a tua volta qualche cosa.
Bisogna.
Bisogna...
Io non sono d'accordo e - a quanto pare - sono in buona compagnia.

Dalì ha capito tutto, e forse non ha neppure avuto bisogno di pensare perché il suo genio era già presente nel suo pennello e nella sua testa.
Come amava ricordare, i mediocri dipingono mediocremente anche se si sforzano di dipingere in maniera orribile. Non c'è nulla da fare. Nulla che li possa cambiare.

Mia moglie una volta mi disse una cosa che non avevo mai sentito: ognuno è lo strano di qualcun altro.
Proprio vero.
E allora chiudo questo post un po' strambo (ma non poteva essere altrimenti) con un altra frase di Dalì: "Il pagliaccio non sono io, ma questa società mostruosamente cinica e inconsapevolmente ingenua, che gioca al gioco della serietà per meglio celare la sua pazzia. Perchè io, non lo ripeterò mai abbastanza, io non sono pazzo".
Enorme.


- Postato con Blogpress da iPad

mercoledì 26 dicembre 2012

Vaticano 2013: l'anno delle streghe

A casa dei miei suoceri si legge "Oggi" e "Famiglia Cristiana".
Loro mi ospitano spesso e prima di dormire fa sempre bene leggere qualcosina di diverso dal solito.

Ieri sera mi soffermo su un articolo di "Oggi" intitolato "DAVVERO E' IN CRESCITA LA RICHIESTA DI ESORCISMI?". Alla fine dell'articolo mi scappa ad alta un voce un "Non ci posso credere" e mia moglie che si era da poco addormentata giustamente mi riprende con un sonoro "Ssssss... si può sapere cosa c'è??".
"Niente, niente... scusa..."

Stamattina strappo la pagina per portare le prove oculari di quanto ho letto in modo da non essere frainteso, quindi tutto quello che leggerete tra virgolette è effettivamente quello che c'è scritto.
L'articolo è di Rino Fisichella, "Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione".
Mica pizza&fichi...

Riporto il passo fondamentale, facendo presente che l'argomento riguarda le possibili "trappole da cui è difficile uscire" che possono portare alla possessione demoniaca.
Tenetevi forte.

"... Spesso la frequantazione di certi ambienti avviene per scherzo, con una seduta spiritica. poi si rimane intrappolati vittime della possessione demoniaca. La stessa cosa accade grazie a PARTICOLARI GENERI DI MUSICA [ allude alla musica metal, ovviamente... oppure Marilyn Manson], TATUAGGI [tatuaggi?? questa puttananta non l'avevo mai sentita...], BREVI FILMATI SU YOUTUBE [forse si riferisce alla candid camera brasiliana della bambina fantasma in ascensore?... probabilmente...], FILM PER IL GRANDE PUBBLICO [qui il riferimento è chiaro, si pensa subito alla saga di Twilight] e PERSINO FUMETTI CHE PAIONO INNOCUI [probabilmente Dylan Dog...]. Si lanciano messaggi esoterici che entrano nella fantasia delle persone, goccia dopo goccia scavano nella mente e annientano le difese immunitarie..."

Premetto che non ascolto Metal (ma Marilyn Manson qualche volta sì...), non ho tatuaggi, Twilight mi fa cacare come poche cose al mondo e non leggo Dylan Dog.
Detto questo per scongiurare conflitti di interesse non penso che ci sia molto da aggiungere, tranne che sottolineare la gravità delle affermazioni, la superficialità con le quali sono espresse, la volontà di infondere timore in cose assurde, e il manto di oscurantismo che copre tutto il discorso.

Ascolti Marilyn Manson? ti colpirà il demonio perchè lui lo evoca (cazzata terrificante, tutto falso ma che ci volete fare, probabilmente lo giudica da come è vestito... di nero e spesso con la gonna... ops... proprio come Mons. Fisichella!)

Hai un tatuaggio? satana entra in te come l'inchiostro è penetrato nei tuoi tessuti (vabbè, allora prendiamocela con le cose a caso, che ne so... con le spremute di frutta...)

Guardi le Candid Camera sui Fantasmi? aaaah Belzebù ti corromperà!! (meglio rinchiudersi in un monastero a sfogliare i libri sacri con il cilicio tra le cosce... questo sì è guardare in avanti...)

Ti piace il cinema di Hollywood per adolescenti decerebrati? Esorcismo assicurato!! (meglio guardarsi la messa di Piazza San Pietro, dove lo sbadiglio almeno è supportato da una ripetitività pari a quella dei più impresentabili sequel hollywoodiani...)

Leggi Dylan Dog per passare qualche ora di divertimento? demonio anche lì!! (e che cazzo basta! cosa devo fare? fabbè faccio l'amore con la mia ragazza... Nooooo!! peccato mortale si tromba solo per procreare capito?? esorcismo anche lì va bene??)

E questi vorrebbero dare il loro contributo allo sviluppo della società civile?
Vorrebbero far progredire il Paese?
Ho l'impressione che vogliano agitare i soliti spauracchi di mille anni fa.
All'epoca erano le streghe (leggasi donne anticonformiste), l'osservazione del cosmo (leggasi scienza, vero Galileo?) e mille altre stronzate.
Adesso i numi tutelari del Vaticano si sono "aggiornati", a far paura sono le "candid camera" e i tatuaggi, gli Slayer e i film sui Vampiri.
Cosa giri nelle loro menti non si ha da sapere.
Di una sola cosa sono sicuro, però.
Che è più facile che il demonio ce l'abbia chi incula un bambino rispetto a chi si legge Dylan Dog.
Au revoir, Mons. Fisichella.

lunedì 24 dicembre 2012

Piazza Fontana. Crocevia.


 

Quando arrivano le feste natalizie è ormai tradizione.
Mi ammalo.
Tutti gli anni.
Manco fosse una convenzione, un biglietto da pagare.
Anche quest'anno non fa eccezione e allora faccio indigestione di televisione, libri e internet.
Ieri sera decido di vedere "Romanzo di una strage", il film sulla strage di Piazza Fontana.
Molto bello, direi accurato nei dettagli e "portatore sano" di una visione che può apparire in qualche modo plausibile e veritiera.

Saranno un paio d'anni che mi documento sugli anni settanta e davvero un'idea me la sono fatta.
Non si tratta proprio di una linea ben definita, ma in generale di una sensazione di "plausibilità della successione degli eventi di quel periodo" che in qualche modo mi fanno dire che l'Italia in quel periodo fosse davvero in una situazione di democrazia di facciata.

I Rossi e i Neri.
I servizi segreti infiltrati negli uni e negli altri.
I Neri che colpiscono e fanno ricadere la colpa sui Rossi (o sugli anarchici).
La NATO che ammicca con i nostalgici e li usa a proprio piacimento per muoversi e "autoproteggere" il Paese dallo spauracchio sovietico.
Gladio.
L'anarchico Pinelli che cade durante un interrogatorio dall'ufficio del Commissario Calabresi.
Calabresi che a sua volta muore sotto casa.
Ancora la colpa data ai Rossi (Sofri e Pietrostefani)
Moro che cerca di mediare con il PCI e sembra inviso sia al Presidente della Repubblica del periodo (Saragat) che al precedente (Segni) entrambi certamente filoamericani
I due tentativi di colpo di stato, quello del fascista Borghese (sotto la Presidenza Saragat) e il "Piano Solo" del Generale De Lorenzo (sotto la Presidenza Segni)
Poi le BR che uccidono Moro con il colpevole immobilismo della DC e del Papa.
Gli interrogatori delle BR e il memoriale di Moro.

Insomma, un sacco di cose, forse messe alla rinfusa o nell'ordine sbagliato.
Ma la sensazione generale è quella che in qualche modo qualcuno abbia agito al di sopra delle teste del "Popolo Italiano".
Che abbia indirizzato questo Paese indipendentemente dalla volontà dei suoi cittadini.

Democrazia "giovane e fragile", si disse allora.
Vero.
E io aggiungo: Democrazia "giovane e fragile" ancora oggi.
E in più drogata, dopata.
Priva di punti di riferimento e ammantata del morbo peggiore.
Il disprezzo per la cosa pubblica.
Se un poco di buono finisce in parlamento tutti a scandalizzarci.
Ma se un conoscente "biscazziere e intrallazzatore" prende un incarico ministeriale in fondo la cosa non ci dispiace.
Chissà che qualcosa non finisca anche nelle nostre tasche.
Chissà mai che ci scappi un'opportunità di lavoro migliore, un prestito, una segnalazione, una dritta.
E poi magari come conseguenza si tornerà a gambizzare e a mettere bombe.
Che ci volete fare.
Corsi e ricorsi storici.
Fino al punto da rimetterci la pelle.
 
Free Hit Counter