domenica 28 febbraio 2010

Bianconiglio dei Mieicoglioni


Sono due giorni che non esco di casa.
Mi trovo bene tra le quattro mura... leggo, guardo la tv, scrivo, navigo, mangio quando voglio...
Insomma, una vera pacchia questa vecchia autonomia (dicesi anche fancazzismo da single) dovuta all'assenza temporanea di mia moglie.
Tra qualche mese (esattamente 3) la famiglia si allargherà e quindi sarà molto difficile rimanere a casa da solo.
Diciamo pure impossibile.
La cosa non mi dispiace affatto ma non so come assorbirò il colpo, questo è certo.
Amo una certa autonomia, estranearmi dalle faccende quotidiane.
Buttare la testa in un'altra dimensione, tutta mia.

Scrivere questo libro è per me estremamente facile.
Basta che mi concentri un attimo e via: apro una porta mentale (no ragazzi, qui i Doors non c'entrano...) e mi ritrovo a strizzare i neuroni della mia materia cerebrale in men che non si dica.
L'unica cosa è trovare il momento di aprirla questa benedetta porta.
L'unico mio sforzo è trovare la voglia (e il tempo) di varcarla.
Bastano cinque minuti, non di più.
E poi mi ritrovo come "Alice in Wonderland": pronto a sgozzare senza pietà quel Bianconiglio dei miei coglioni per poi appenderne le budella allo stendibiancheria di mia moglie

mercoledì 24 febbraio 2010

Non so perchè ma me lo sento...


Credo nelle coincidenze, nei segnali.
Il cosiddetto "sensismo", così vicino all'epicureismo non mi è per niente distante.
Avete mai incontrato una persona per la strada e per un attimo aver pensato in qualche modo di conoscerla? Poi ci pensate un attimo e sentenziate "No... non era lui/lei, mi sono sbagliato".
Ma poi vi rimane il dubbio.
La conoscete o non la conoscete?
A mio avviso la prima impressione è quella giusta.
Sempre.

Attenzione, non sto parlando di quelle persone che dicono "se una persona è simpatica, beh... lo si capisce guardandola in faccia o scambiandoci solo due parole".
No, non sto dicendo questo...
Si tratta di un concetto un po' diverso, legato al fatto che probabilmente il nostro cervello lavora a un livello subliminare che permette a una serie di sensazioni di fluire verso l'esterno in maniera incontrollata, come se fosse lui a controllarci.
Sensazioni improvvise, cariche di realtà.

Che la sensazione sia effettivamente il criterio di verità?
Ma per che cazzo mi sono andato a infilare in 'sto ginepraio filosofico?
Non ne ho idea, ma nel tornare a casa in macchina ascoltavo i Massimo Volume che dicevano:
"Peccate con gioia... il pianto è peccato! il pianto che segue il peccato è peccato!"
Mi viene da ridere... andatelo a dire a Ratzinger!
Minimo vi tira in testa l'anello pescatorum (e magari questa volta c'ha anche ragione...)
(nella foto: Epicuro)

domenica 21 febbraio 2010

Affermazioni disgustose di cui mi devo vergognare


"E' necesario garantire l'espressione di chi dissente".

Mi è capitato di sentir pronunciare questa frase in diverse occasioni, soprattutto nelle bocche di qualche politico ma anche scritto in qualche editoriale o pronunciato in tv.
Mi è sempre suonato un po' come "lasciamoli parlare, lasciamoli sfogare: che dicano quello che vogliono, tanto alla fine rientrano tutti a casa".
Penso che il sistema in cui viviamo - concedendo agli oppositori uno spazio espressivo - non faccia altro che autoconsolidarsi. La sua reale ragion d'essere è propagare se stesso e uno degli strumenti più astuti è quello di permettere a chi dissente uno spazio entro il quale muoversi.

Ovviamente questo spazio è a sua volta delimitato dal potere costituito ed è funzionale allo stesso potere contro il quale - apparentemente - crede di battersi.
Contenere.
Ecco il fine ultimo e la reale portata di alcune concessioni "regalate" dal potere ai presunti oppositori.
Quegli stessi oppositori che non si accorgono di stare "all'interno del sistema" che loro stessi criticano.
Quegli stessi oppositori che giocano un ruolo fondamentale nel perpetuamento delle condizioni di sottosviluppo cultuale e politico nel quale ci troviamo.

"Che tempo che fa" funzionale ad "Amici"
"Vasco Rossi" funzionale a "Eros Ramazzotti"
Tutti quanti a condannare il duomo di Milano scagliato in faccia a Berlusconi in quanto gesto "fuori dalle istituzioni".
Per la serie: "Stiamo tutti calmi: qui ci sono soldi e figa per tutti. Magari un po' più per noi, ma anche voi avrete la vostra parte, basta che non rompiate i coglioni".

sabato 20 febbraio 2010

A volte la modernità rompe le palle...


Come avete potuto notare ho modificato questo blog inserendo nella parte destra, sotto i link, i libri che in questo momento sto leggendo e che ho letto negli ultimi tempi.
Mi dicono tutti di arricchire il blog con elementi multimediali ma io, cazzo, di linguaggio html non capisco assolutamente nulla.
Per fare questa semplice modifica sono andato a tentativi (per più di due ore) rischiando di sputtanare tutto il blog. Fortunatamente ci sono riuscito.

E poi fondamentalmente penso una cosa: il blog deve rimanere un blog.
Le persone che vi accedono devono potersi concentrare su quello che c'è scritto.
Punto.
Non sopporto quei blog super-ultra multimediali dove ci sono più link a You Tube che Post, dove l'animazione Flash ti fa dire "oooohh!!!" la prima volta che accedi ma poi - dalla terza volta in avanti - ti fa dire "che due coglioni questa presentazione".

Come vedete ho tentato di dare una struttura definita e costante nel tempo a questo blog.
Struttura minimale (per necessità ma anche per scelta), due colori (il nero e il giallo...) e la necessità di trasferire la mia personalità (ma soprattutto quella del libro) in un modo di comunicare che - a mio avviso - deve recuperare una certa essenzialità, una delicata carnalità.
Per questo trovo sempre più simile il mio libro a questo blog.
Trattasi di emanazione l'uno dell'altro.
E vaffanculo alla multimedialità.

mercoledì 17 febbraio 2010

Il trio delle meraviglie


Devo evitare che questo blog diventi un diario, una sorta di valvola di sfogo.
Fino ad oggi ci sono riuscito ma a volte le giornate non lo permettono e la voglia di vomitare sulla tastiera è forte.
La frustrazione esiste solo quando ce ne rendiamo conto.
Quindi è essenziale - per non esserlo - evitare di chiederselo.
Lapalissiano ma non troppo.
Quando arrivo a fine giornata e non ho combinato un cazzo (intendo un cazzo di interessante) mi rompo decisamente le palle.
Do un'occhiata al web.
Vedo che Pupo si lamenta per l'esclusione a Sanremo.
Vado su You Tube per ascoltare la canzone e trovo che insieme a Pupo canta Emanuele Filiberto (sì, quello della pubblicità dei sottaceti) e un tenore coglione (per forza, si accompagna a quei due...).

La canzone è agghiacciante.
La ascolto tutta, molto attentamente.
Agghiacciante.

Me la sarei aspettata a Mai dire Gol, come gag esilerante di tre comici improvvisati e le risate della Gialappa's in sottofondo.
E invece è una cosa seria.
Chiudo il browser e rifletto giusto due secondi.
Non è vero che non ho combianto un cazzo di interessante oggi.
Ho messo "another brick in the wall" nel mio anti-bagaglio cultural/musicale.
Giornata positiva, senza dubbio.

domenica 14 febbraio 2010

Il gusto del particolare, il senso della beffa


Inizio domani a scriver il mio ventesimo capitolo.
Un bel traguardo, anche se - in ogni modo - la fine del libro non è ancora vicina.
Sento per lo meno la necessità di scrivere un altra decina di capitoli e ciò significa che sono circa a 2/3 del mio percorso narrativo.

Non mi sento ancora pronto ad affrontare la parte relativa ai capitoli conclusivi, che immagino saranno non meno di tre, l'ultimo dei quali chiuderà il "trittico delle stanze" (il primo capitolo di questo trittico, "La Stanza (parte I)" è leggibile su questo blog nella sezione link).

Oggi, però, ho sentito la necessità di fare un po' il punto sulla situazione.
Ho scritto i titoli di tutti i 19 capitoli su un bel foglio bianco e li ho letti uno in fila all'altro accorgendomi che ho investito molto sui titoli dei vari capitoli e che molta della sostanza dei vari capitoli risiede proprio nei loro titoli.
Ve li elenco, in modo che anche voi possiate essere d'accordo sulla loro efficacia oppure - al contrario - denigrarli bollandoli per vere e proprie stronzate.
  • La Stanza (parte I)
  • Il ballo dell'est (maggio '86)

  • S.B.C. Il Solito Blocco Creativo

  • Hotel di rabbia

  • I mocassini del professor Mangari

  • La scena dello scantinato

  • Rivetti si ribella

  • Funny Farm

  • Succhiare e farsi succhiare

  • Amore, lussuria ed eternità (parte I)

  • L'ennesima dimostrazione della pazzia dilagante di mio fratello

  • E' forse ora di cena?

  • Amore, lussuria ed eternità (parte II)

  • Piccolo cuore-atomico-animale

  • Sala d'aspetto per un inconcepibile serata d'estate

  • La Stanza (parte II)

  • Eccesso di lucidità

  • La vergine di ferro

  • Tosare un barboncino

giovedì 11 febbraio 2010

Come legittimare la violenza in casi specifici, circostanziati e sacrosanti.

I partiti infangono le città con migliaia di cartelloni elettorali abusivi.
I partiti politici vengono multati per centinaia di migliaia di euro.
Ogni volta c'è una sanatoria, per cui ogni partito paga 1.000 euro e si chiude la vicenda.

Questa volta Le Iene hanno beccato i parlamentari fuori dalla commissione prima del voto che estenderebbe il condono fino a marzo 2010 (una sorta di condono preventivo: infrangi pure la legge oggi, tanto non pagherai niente per i tuoi merdosi cartelloni elettorali per le regionali...)

All'entrata tutti dichiarano che non voteranno l'emendamento.
L'emendamento (della Lega Nord) passa con schieramento bipartisan.
All'uscita il giornalista becca un parlamentare (per la cronaca del PdL).
"Ha votato a favore?"
Silenzio
"Allora, ha votato a favore o contrario come ci aveva detto?"
"Veramente non ricordo"
"Non ricorda? ma è appena uscito..."
"Non ricordo..."
"L'emendamento è passato... aveva detto che votava contro.."
"C'è stato un ordine di partito..."
"Un ordine di partito??"
"Sì, non potevo sottrarmi..."
"Ma aveva detto che avrebbe votato contro!"
Silenzio
"Quindi ha votato a favore"
Silenzio
Poi aggiunge: "C'è stato un ordine di partito..."

Conclusione:
Io in questi casi sono a favore della violenza fisica.

PS: PER I RITARDATARI NELLA SEZIONE LINK E' STATO PUBBLICATO IL PRIMO CAPITOLO DEL LIBRO "IO MICARICO DI RABBIA"

lunedì 8 febbraio 2010

L'elettricità fa un rumore d'acqua

Sono settimane che cerco di terminare un capitolo.
L'ho impostato interamente sul rapporto tra il protagonista e sua sorella.
Ma non riesco a concluderlo.
Abbandono, riprendo... niente da fare.
Quando sono sulla tastiera da quel punto non mi muovo.
Poi cerco di pensare ad un possibile sviluppo quando sono in giro, mentre scelgo la frutta al supermercato, quando chiudo la saracinesca del garage.

Un'idea mi viene e mi riprometto di tenerla in cassaforte.
Ovviamente due giorni dopo non me la ricordo più e mi maledico per essere tanto idiota.
Due giorni dopo la riacchiappo al volo, mentre fumo un avana straordinario anche se di poco prezzo (per gli specialisti dirò: Partagàs Petit Coronas Especiales).
Questa volta la tengo.
Ieri sera sviluppo: l'idea messa nero su bianco funziona, porto avanti il tutto solo con qualche affanno legato alla necessità di far scorrere il tutto con naturalezza.
Poi mi accordo che si può andare in un'altra direzione: il padre.
Cavalco la digressione e ci vado giù di brutto.
Poi arriva mia moglie, si incazza perchè non ho lavato i piatti e faccio giusto in tempo a "salvare" prima di vederla avvicinare al quadro elettrico per far saltare l'elettricità all'intero appartamento.
Non importa.
Ce l'ho fatta lo stesso, tutto è a posto.
Sorrido.
PS: PER I RITARDATARI NELLA SEZIONE LINK TROVATE IL 1° CAPITOLO DI "IO MI CARICO DI RABBIA"

giovedì 4 febbraio 2010

La Stanza (1° capitolo) - Anteprima assoluta


"Ragazzo tu hai fatto del tuo meglio e hai fallito miseramente. La lezione è: tentare è il primo passo verso il fallimento"

(Homer J. Simpson)

Nonostante penso sia una frase piuttosto azzeccata, contraddico Homer e ci tento lo stesso: come promesso pubblico nella sezione link di questo blog (ok...ok... i link non li avete mai cagati di striscio ma sono sulla destra... sotto la biografia...) il primo capitolo del libro provvisoriamente intitolato come questo blog.

Questo capitolo nasce all'incirca nel 2003, ma è stato fortemente modificato nel giugno dello scorso anno per poi subire successive e ulteriori modifiche in molte sue parti nel novembre 2009.
Leggetelo, e se sentite il desiderio di comunicare con me, scrivetemi una mail (phoppa74@libero.it) oppure lasciate un commento.
Ve ne sarò grato.

lunedì 1 febbraio 2010

Un colpo di pistola


Ho sempre bollato come qualunquisiti coloro che considerano i politici "tutti uguali".
Penso che sia ingeneroso, sbagliato e controproducente.
Ormai non mi interesso più di politica, quindi un bel post su questa faccenda mi va proprio di scriverlo, anche perchè - come ho spiegato qualche tempo fa - ogni atto concreto (e quindi anche scrivere un libro) ha una rilevanza politica.

Conosco una persona, un imprenditore di destra.
Poi ne conosco un'altra, questa volta di sinistra.
Si trovano a meraviglia.
Entrambi in giacca e cravatta, si rispettano e si temono.
L'uno chiama "pezzo grosso" l'altro, e viceversa.
Quello di destra spesso fa quello di sinistra... si schernisce, vola basso.
In fondo in fondo è un rapace, ne sono convinto.

Quello di sinistra invece affronta così una discussione qualunque:
"Cavolo... con questo tutor in autostrada si rischia molto..."
Risposta: "Io con la ****** una volta ho fatto i 290 km/h"
Di nuovo: "Chissà che casino abitare a *********, col traffico che c'è..."
Risposta: "Non ho problemi... abito in centro".

Beh... mi sa che sto diventando qualunquista, ma mi sa tanto che i soldi mettono d'accordo un po' tutti.
Ma soprattutto gli stronzi.

Il prossimo post conterrà il link per leggere il PRIMO CAPITOLO del mio libro.
Come avevo promesso al contatto n. 1.000 vi darò un'anteprima (spero gustosa) di quello che sarà il libro.
Per il momento è tutto.
 
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