martedì 27 luglio 2010

Ibernare gli ingranaggi


Non sopporto il caldo.
Non ci si può difendere (tranne che con l'aria condizionata nei confronti della quale si diventa schiavi).
Con il freddo è tutt'altra cosa, ti copri fino all'inverosimile e poi ti butti sotto le coperte.
Dopo dieci minuti stai da dio.
Durante l'estate la grandine è una realtà, come il fastidioso rumore dei tuoni e il rischio di trombe d'aria.
Mi piace buttarmi sotto la pioggia e sentire il cambio repentino e improvviso della temperatura.
Respirare a 15 gradi la mattina presto, oppure la sera tardi, in montagna.
Ho l'impressione che mi apra il cervello, il freddo congela gli ingranaggi.
Qualsiasi essi siano.
Rende più lucidi, determinati.

Questo fine settimana ricomincio a scrivere, lo giuro.
Gli impegni famigliari me lo hanno impedito.
Ho scoperto che con l'Ipad la cosa può essere più facile del previsto.
Può essere un'idea per le vacanze estive di agosto.
Sfruttare ogni momento libero.
Rinfrescare gli ingranaggi e, al momento giusto, sfruttare l'effetto sorpresa.
Per poi stare a guardare, gradualmente il ritorno dell'autunno.
E del mio benedetto freddo.

giovedì 22 luglio 2010

Comunicare con il mangiamozziconi

Fuori dal bar dove di solito pranzo c'è un posacenere.
E' un po' particolare... il mozzicone bisogna inserirlo all'interno del cilindro e non semplicemente buttarlo come di solito si fa.
Che notizia del cazzo, direte voi.

Eh no! la cosa va al di là di ogni immaginazione.
Sentite qua:
All'interno del locale c'è uno spazio pubblicitario sul giornale che lo incensa.
Cito testualmente: "... lo stesso può anche essere un ottimo strumento di comunicazione sociale o commerciale. Chi acquista il mangiamozziconi ha capito che questo non è semplicemente un utilissimo strumento ecologico, ma può anche rivelarsi un interessante mezzo di comunicazione... lanciare messaggi istituzionali, pubblicizzare prodotti o più semplicemente veicolare i propri marchi"

Un posacenere come strumento di COMUNICAZIONE SOCIALE.
Un posacenere come strumento ecologico che si trasforma in INTERESSANTE STRUMENTO DI COMUNICAZIONE.

Altro che i media, altro che internet, twitter o myspace...
Voi che navigate su facebook abbandonate questo logoro strumento e approcciatevi in prossimità del mangiamozziconi.
E' lì che le trattative sindacali, le posizioni politico-culturali e i rinnovamenti tecnologici verranno trattati nei prossimi anni.
L'obsolescenza del Web, è palese al cospetto del mangiamozziconi.
La portabilità dell' IPhone è nulla se paragonata alla portata comunicativa del mangiamozziconi.
Fumiamoci tutti una gran sigaretta, troviamoci in prossimità del mangiamozziconi e comunichiamo wireless (cioè con la voce umana): le porte di un nuovo sistema comunicativo si apriranno magicamente.

Grande mangiamozziconi.
I tuoi 192 Euro non sono niente rispetto ai tuoi vantaggi.
Ci sentiamo soli.
Vieni a salvarci, ti prego.

sabato 17 luglio 2010

Gettare all'aria il nostro tempo rubato


"Non è la fatica, è lo spreco che mi fa imbestialire"
Comincia più o meno con questa frase la title track del nuovo lavoro (molto affascinante) dei Perturbazione.
Parla di lavoro, catene di montaggio, turni di notte, amicizie.
Non ho mai lavorato in fabbrica ma il tema lo sento mio.
Dopotutto chi lavora in ufficio si riduce a lavorare in serie proprio come in stabilimento.
Al posto di usare le mani si usano le dita sulla tastiera e il telefono.
La fatica è diversa ma la frustrazione (nell'eventualità che il lavoro sia ripetitivo e logorante) è identica.

"Non è la fatica, è lo spreco che mi fa imbestialire"
Già.
Non dobbiamo avere paura di lavorare, di sudare.
Dobbiamo scandalizzarci per come tutti noi veniamo "sprecati" nelle dinamiche di lavoro.
Teste pensanti lobotomizzate alla perfezione nella concatenazione delle medesime operazioni lungo tutto l'arco della giornata.
Non ce ne accorgiamo ma persino le cosiddette "pause di lavoro" si riducono a mera ripetizione di un comportamento standardizzato.
Non si fa pausa quando lo si ritiene opportuno ma solo per pessima, insignificante abitudine.
"Alle 11.15 cascasse il mondo stacco, anche se devo ancora finire di fare una cosa o non sono per niente stanco".
Questa è la logica (del cazzo, aggiungo io...) dalla quale bisognerebbe fuggire.

Per non parlare dello spreco di energie di datori di lavoro o dirigenti.
Spesso sono indaffarati ben oltre l'orario di lavoro ma risultano palesemente incapaci di razionalizzare il loro tempo.
Magari sprecano intere mezz'ore al telefono per chiarire un aspetto le cui effettive esigenze richiederebbero cinque minuti.
Oppure si affannano a occuparsi di cazzate quando è chiara a tutti la presenza di priorità di gran lunga più importanti.
Ma la loro miopia - a volte - è davvero imbarazzante.

Lavoratori, dirigenti, proprietari, azionisti, finanziatori e millantatori
Il mondo del lavoro butta nel cesso migliaia di ore delle nostre/vostre vite.
Invece di investire in qualità della vita, in apprendimento.
In felicità.
Non so perchè ma il tempo mi mette ansia.
O forse è solo un pizzico di paranoia.
Torno ad ascoltare "del nostro tempo rubato" dei Perturbazione.
Dateci un occhio anche voi.
Tempo investito, certamente non sprecato.

lunedì 12 luglio 2010

Lo chiamano Poker "sportivo"


C'è qualcosa che non mi quadra.
Vent'anni fa a poker non ci giocava nessuno, o quasi.
Mi ricordo di alcune partite giocate senza troppe pretese.
Tutte le volte toccava a chi sapeva giocare insegnare agli altri come fare, scontrandosi con chi insisteva per giocare a briscola o a scala quaranta.
Non si scommetteva mai nulla, al massimo qualche ghiacciolo o qualche tè alla pesca.
E' vero, qualcuno si ritrovava in qualche bar e scommetteva pesante.
Mi giunse addirittura voce di qualcuno che ci rimise il cammion o la cascina.
Ma erano cinquantenni sbandati, con la sigaretta sempre inchiodata tra le labbra e le mogli ubriache in vestaglia alle quattro del pomeriggio.
Questi loschi figuri si trovavano alle nove di sera in bar di periferia facendo finta di giocarsi il calice di rosso.
Ma volavano i pezzi da 100.000 lire, bene attenti a nascondere la cosa nell'eventualità che i carabinieri del posto mettessero il naso dentro il bar per fare qualche domanda e chiedere le carte d'identità.

Adesso non so che cazzo sia successo, ma hanno iniziato a chiamarle poker house.
Le bettole sono sparite, l'immagine è stata ripulita.
Adesso c'è internet, per la miseria.
Le poker house sono virtuali e hanno un'immagine che più figa non si può.
Ci hanno ricamato sopra un aurea "per uomini veri" e sono partite le campagne pubblicitarie milionarie, martellanti prima sui giornali e in rete e ora persino in televisione.
Se ci fate caso dopo le compagnie telefoniche gli spot più ricorrenti sono proprio quelli di questi siti.

Ci dev'essere un giro pazzesco, centinaia di milioni di euro.
Addirittura ci sono i testimonial più prestigiosi (e costosi) del nostro bel-paese-del-cazzo.
"Sfida il portiere della nazionale nel Buffon Challenge"
"Partecipa al tavolo di Del Piero".

Hanno cambiato l'immagine di questo gioco.
Lo hanno ripulito, e gli hanno dato pure un nuovo nome (lo chiamano poker sportivo, Texas Hold'em o qualcosa di simile).
Ti regalano decine di euro con il solo scopo di farti iscrivere al loro sito.
Ti promettono 100.000 euro, ti chiamano "pro", ti fanno credere che sei un gran figo a scommettere lo stipendio.
Una volta che sei dentro sei in trappola, fottuto.
Strano che non abbiano ancora pensato a una gran gnocca che si struscia addosso al vincitore alla fine dello spot televisivo.

Tutto molto bello se non fosse che alla fine ti succhiano un mucchio di soldi.
Te li fanno sparire sotto il naso.
Fanno incetta di danari di chi - magari - non riesce a tirare a campare.
Idioti loro e chi mette a disposizione questo stratagemma per inculare la gente.
Gioco d'azzardo, nient'altro.
Fatto per assopire le menti e aprire i portafogli.
Calamita per la malavita, riciclaggio e corruzione.
Scommettiamo che prima o poi salta fuori qualche società off-shore e qualche esportazione di capitali all'estero non autorizzata?
Scommettiamo che nasceranno nuovi disadattati che abbandoneranno le slot machine (ormai fuori moda) per riversarsi sul più discreto (e blasonato) poker sportivo?
Scommettiamo che il prossimo Ricucci salta fuori da una di queste società?
Il futuro siamo noi, ricordate.
Soprattutto se ci iscriviamo al Buffon Challenge.

martedì 6 luglio 2010

Cucina Avangarde, sapori e suoni esotici


Parecchie persone che conosco dicono che ascolto sempre lo stesso genere di musica.
Mi dicono: "Ascolti sempre quella roba lì..." e non riescono neppure a definirla.
Ribatto sempre nello stesso modo: "Guarda che sei tu che ascolti sempre la stessa cosa , cioè quello che ti propinano le radio. Io ascolto dal metal sanguinario all'avanguardia sperimentale. Con tutto ciò che ci sta in mezzo...".

Da qualche giorno sto apprezzando proprio qualche cd un po' particolare... avanguardia pura, destrutturata. La ascolto in macchina, nel traffico, come ultimamente mi capita.
Gli "Uncode Duello" per esempio, ma anche qualche vecchio disco degli "A Short Apnea".
Più sento quei suoni e più mi viene voglia di stupirmi, sentendoli e risentendoli a ripetizione.
Non c'è niente da fare, mi si spalancano le mascelle e rimango strabiliato per quello che a molti parebbero suoni buttati lì a casaccio con degli strumenti scordati.
Però bisogna ascoltarli meglio, avere pazienza.

Le soddisfazioni sono enormi, paragonabili a quelle della scoperta dei piaceri di una pietanza esotica dall'aspetto poco invitante: ti sembra una schifezza ma ne assaggi un po'.
Non ne rimani schifato e allora ne riassaggi un po', e ti sembra quasi commestibile.
Dopo qualche forchettata scopri che ti piace e finisci per non poterne più fare a meno.

Tutte le volte che vado all'estero mangio tutto quello che mi buttano nel piatto.
Qualsiasi cosa, provo di tutto.
Quando sono in Italia faccio selezione, mangio solo quello che conosco perfettamente
Odio le cipolle ma se me le sbattono in qualche piatto giapponese non faccio una piega.
Mi sa che c'è qualcosa che non va, e non so se sono le mie orecchie o il mio palato.
Oppure, forse, è il mio cervello...
 
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