martedì 26 ottobre 2010

Voglio essere un uomo parziale. Me lo merito




Stamattina mi sono sottoposto a un test di personalità per motivi di lavoro.
200 domande piuttosto articolate e ficcanti a cui dovevo semplicemente rispondere tendenzialmente si, tendenzialmente no... Oppure "non so, non ne ho idea".

Non ho capito un cazzo di quello che il test presumibilmente tentava di procurarsi.
Probabilmente aveva l'obiettivo di estorcermi con l'inganno informazioni riservate tentando di mettermi in contraddizione.
Quel test non era però al corrente che spesso mi contraddico senza volerlo, quindi non so proprio come possa riuscire a realizzare un profilo veritiero della mia persona, fosse anche solo dal punto di vista lavorativo.
Ma non è questo il discorso.
Facendo il test mi sono reso conto di una cosa.
Sono un uomo parziale.
Ebbene sì, ho una visione parziale delle cose, tremendamente parziale.
Ragiono a compartimenti stagni, sono influenzato solo da alcuni aspetti e non da altri, sviluppo concetti legati esclusivamente al mio modo di vedere le cose.
Tremendamente limitativo, direte voi.
Avete ragione.

Il problema è che il discorso non sta proprio in questi termini.
Sono anni che tutte le volte che cambio canale e mi ritrovo su un reality sento la fatidica frase "io sono me stesso, sono così... Non ci posso fare niente"
Com'è possibile, dico io?
Possibile che non ci si renda conto che il comportamento di una persona non è mai completamente privo di influenze esterne?

E di conseguenza:
Le influenze esterne creano parzialità nei ragionamenti e nei comportamenti.
La parzialità è un vantaggio, una necessità.
Petrolio grezzo da cui trarre energia al quale certamente sarebbe ottuso rinunciare.

Diffidate dai tuttologi, state alla larga da chi vi dice "sono fatto così"
Ascoltate gli uomini di parte e decidete il da farsi inquadrandoli per quello che sono.
Solo una volgare parte dell'insieme, certo.
Ma forse l'unica disponibile a parlarvi senza alcun secondo fine.


- Postato con Blogpress da iPad


domenica 24 ottobre 2010

Verso la fine. Propagare germi.

Ho quasi la sensazione di vedere la fine.
Sì, insomma... una specie di traguardo.
Ho finito due giorni fa un capitolo determinante e ho finalmente tra le mani tutte e quattro le fotografie (in realtà, ovviamente si tratta di disegni) scattate dal protagonista che verranno inserite tra le pagine del libro a corredo dello stesso.

Ho avuto anche notizia che il mio precedente libro ("Coni gelato per malati terminali") è esaurito presso la casa editrice e questo mi fa piacere.
Ai tempi non avevamo stampato molte copie, ma il fatto di averle vendute tutte mi rende comunque in qualche modo orgoglioso.
L'ho riletto qualche mese fa e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Ci sono i difetti tipici di un'opera prima, il linguaggio è troppo scarno e destrutturato, i racconti a tratti sono un pelo troppo nichilisti ma le idee non sono proprio da buttare.

Ovviamente con "Io mi carico di rabbia" ho alzato di parecchio l'asticella ma questo sta nelle regole del gioco.
Il mio.

Dicevamo: terminato un capitolo importante.
Ho già preso la decisione della necessità di dover scrivere soltanto altri due capitoli.
L'ultimo ce l'ho più o meno in mente.
Ieri, mentre fumavo un per niente appagante Punch Royal Selection n.12 scoprendo definitivamente che non è l'havana che fa al caso mio, ho avuto anche un'idea su un piccolo colpo di scena da inserire proprio al termine della narrazione.
Quando mi è venuto in mente ho subito capito che poteva (e doveva) funzionare.
Non dico che sia in grado di ribaltare completamente il quadro delle cose e degli eventi (non ho mica scritto un thriller, cazzo...) ma un po' di sorpresa sicuramente viene inoculata nelle vene del lettore e per me questo è già un ottimo traguardo.

Un piccolo germe, niente di drammatico... state tranquilli.
A me basta poco per essere contento.
Instillare un po' di dubbi qua e là...
Iniettare temporaneamente qualche tossina narrativa...
Attentare per qualche secondo all'immaginario di qualche lettore futuro...

Ah che meravigliosa vita quella dello scrittore fallito...
Se non fosse che in questi giorni dovrò necessarimante rileggere tutto a caccia della solita inconguenza, della solita svista, del solito errore di battitura potrei dirmi quasi soddisfatto...
Stateve accuorti...

sabato 16 ottobre 2010

Cattive abitudini


Trasmissione su Canale 5, probabilmente Verissimo.
Come ospiti ci sono due bambini che cantano nel programma di Scotti.
La conduttrice dà la parola ad una bambina di 8-10 anni al massimo.
La piccola ammicca, accavalla le gambe, si mette in posa sfoggiando gli stivali e i lunghi capelli.
Un piccolo mostro: una bambina che dovrebbe stare in camera a giocare oppure al parco sull'altalena tenta di impersonare una piccola soubrette e sorride alla telecamera in maniera artificiosa.
Da voltastomaco.
Prenderei la madre e le tatuerei sul busto "A volte le cose che possiedi ti posseggono".
Così, tanto per citare "Uomini che odiano le donne".
Poi forse le direi: "Sei una persona finita. Salva almeno tua figlia."

La puntata prosegue e la parola viene data a un maschietto più o meno della stessa età della fanciulla di cui sopra.
Accanto a lui siedono 5 giovanotti minorenni facenti parte del gruppo musicale farsa di nome "Gimme five".
In pratica cinque stronzetti manovrati che tentano di ripetere l'esperienza dei "Back Street Boys" o - per fare un paragone con l'italico suolo - dei "Ragazzi Italiani"

Il piccolo dichiara incondizionatamente il suo amore per quel gruppo.
"Mi piacerebbe farne parte, quando sarò più grande"
"Per il momento mi accontento di cantare da Gerry Scotti..."
"Meglio diventare un serial killer", penso io.

Dopo 10 anni è uscito ieri il nuovo disco dei Massimo Volume dal titolo "Cattive abitudini".
Devo ancora ascoltarlo completamente.
Da quel poco che ho ascoltato è quanto di meglio un essere umano pensante possa partorire in ambito indie rock nell'anno 2010.
Costa poco e vale molto.
Compratelo per l'amor di dio.

A un certo punto, nel primo singolo intitolato "Fausto", Emidio Clementi dice:
"Ho visto le menti migliori della mia generazione mendicare una presenza nel varietà del sabato sera. Il loro aspetto trasgressivo, il loro pallore, si sposava alla perfezione con l'argomento della puntata".

Non ho altro da aggiungere, vostro onore.
E' tutto.

venerdì 8 ottobre 2010

Trova le differenze. Rabbia 1 contro Rabbia 2

Strada a due corsie.
Neanche una tangenziale, una semplice strada a due corsie.

Nello specchietto retrovisore, centinaia di metri dietro di me, vedo una macchina scura che sfanala in maniera ossessiva, viaggiando a tutta velocità.

Mi scanso giusto in tempo per farla passare.

Il tizio mi supera ma poco più avanti ne trova un altro come me, macchina verde.

Stesso trattamento anche per lui: fari insistenti e ripetuti.
Il nuovo "ostacolo" però non si scansa.

Ci mette più del dovuto (secondo il nostro amico "frettoloso") e quando cambia corsia si permette di fare un gesto di stizza con la mano.
Qui iniziano i casini.

La macchina scura rallenta improvvisamente e si affianca a quella che intendeva superarare che nel frattempo mi sta davanti.
La velocità scende bruscamente, andiamo tutti e tre a 30-40 km/h.
Entrambe le corsie sono bloccate e non riesco a uscire da questa situazione.

Davanti a me un tizio probabilmente si sta cacando sotto, mentre dall'altra parte c'è un'altra macchina che con sterzate brusche e repentine cerca di buttarlo fuori strada.

"Mi sono messo in una situazione di merda", penso.
La situazione si protrae per un paio di minuti e intanto dietro di me si è formata una coda.
Nessuno riesce a fare niente ma tutti si accorgono di quello che sta succedendo.
C'è aria di vendetta in giro, di pazzi furiosi.

Arriva un'uscita, sulla destra.
La macchina verde non mette la freccia ed esce.
Presumo voglia scappare.
La macchina scura inchioda, rientra di corsia e mi si mette davanti.
Freno di brutto.

La macchina nera non ha nessuna intenzione di perdersi l'uscita in questione.
Non ha nessuna intenzione di perdersi la preda che sta puntando da qualche minuto.

Addirittura sale sul cordolo stradale della deviazione probabilmente causando qualche danno alla macchina.
Non gli frega un cazzo.
Deve seguire quella macchina, costi quello che costi.
E' accecato dalla rabbia, mi sembra quasi di vederlo in volto.

Nel giro di qualche secondo tutto torna alla normalità.
I due se ne sono andati.
Non saprò mai come è andata a finire ma presumo non benissimo per il conducente della macchina verde.

Il traffico ritorna normale, tutti quanti ritornano alle consuete velocità.
Mi avvio verso casa un po' scosso per quanto visto.
E' questa l'espressione di rabbia di cui vado a parlare qualche volta in questo blog?
Qualcuno potrebbe confondere "quella rabbia" con "questa rabbia", figlia della necessità di reagire alle piccole frustrazione della vita quotidiana che in qualche modo vado a predicare su queste pagine virtuali?
Sono parenti stretti?
Si conoscono?
Non hanno davvero niente da spartire?
Il personaggio del mio libro ha una certa affinità con chi agisce in modo violento?
Pensare in modo violento corrisponde ad agire in modo violento?
Essere antimilitaristi e pacifisti è incompatibile con il possedere un'arma?
Troppi punti di domanda, per i miei gusti...

domenica 3 ottobre 2010

Reazionariato Culturale


Sono un felice possessore di iPad.
Lo uso per fare di tutto: navigare, leggere la posta, riviste e quotidiani.
Scrivo anche i pattern di batteria con un applicazione specifica, utile per il progetto "reading" di cui vi parlavo qualche tempo fa e di cui vi aggiornerò tra un po' di tempo.
Poi ovviamente ci gioco, guardo le previsioni del tempo, scrivo il mio libro nei momenti liberi quando sono lontano dal Pc.
L'unica cosa che non riesco a fare è aggiornare questo blog (per colpa del template di blogspot... mortacci a voi di Google!).
Ma c'è una cosa incredibile per cui l'iPad è imbattibile.
Leggere i libri.

Fantastico.
E' un'esperienza grandiosa, molto distante da quella che tutti noi abbiamo fatto con lo schermo del Pc.
Niente mal di occhi, niente mal di testa.
Ti sembra di girare veramente le pagine di un libro.
Te lo porti a letto, regoli la luminosità come vuoi, metti il segnalibro quando serve... addirittura ingrandisci le immagini se ci sono.
Perfetto.
I libri sono scaricabili dallo Store con facilità e i prezzi sono molto concorrenziali.
Detto questo aggiungo: NON HO MAI LETTO UN LIBRO SU Ipad

"Ma allora se un coglione", direte voi...
Eh no, cazzo! Sembra impossibile ma non ci sono libri in italiano!
Il negozio virtuale negli States è fornitissimo delle ultime novità mentre in Italia quei cazzoni dei padroni delle case editrici non si sono messi d'accordo sulla torta da spartire (Apple vuole la sua parte, giustamente...) e così ci si deve accontentare della Divina Commedia e di qualche classico della letteratura (3-4, non di più...) senza copertina digitalizzata.

E' questo lo stato dell'editoria in Italia? ci rendiamo conto che non partire in questo momento con questo tipo di approccio significa non stare al passo con il resto dell'universo anche dal punto di vista culturale?

E io me li vedo già lì: la SIAE (baraccone clientelare inutile e dannoso) che mette zizzania, la Mondadori che si irrigidisce perchè non vuole cedere parte della torta, gli autori che si lamentano ma paradossalmente non possono fare niente e chissà quale altro organismo / confederazione / associazione di categoria a ficcare il naso e a bloccare il seguito degli accordi che in altri paesi sono stati praticamente istantanei.

Ho l'impressione che anche in questo caso non se ne farà nulla per molto tempo.
Inadeguatezza, insufficienza di iniziativa, stasi perenne, incapacità di cogliere le opportunità tecnologiche o semplicemente - tout court - "reazionariato culturale"?
Chiamatelo come volete, date la colpa a tizio piuttosto che a caio.
Ma se l'editoria italiana non prende questo treno, beh allora c'è veramente da preoccuparsi.
Siamo il paese della "Salerno-Reggio Calabria", non scordatevelo mai.
 
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