domenica 26 dicembre 2010

"La gente ormai va solo in discesa..."




È questo quello che ho pensato ieri mattina quando percorrevo in macchina il nuovo tratto della Ss 42 che porta da Brescia in Valle Camonica.
Tutte le macchine in coda a 50 km/h, costanti come una maledizione che grava sul capo di un derelitto.
Poi si apre un tratto di rettilineo in discesa e uno pensa: "cazzo, adesso sorpasso questi handicappati del volante..".
E invece niente da fare.
Tutti accelerano e si portano ad una velocità tale da rendere impossibile qualsiasi sorpasso in totale sicurezza.
Si torna a una velocità di crociera normale? Niente da fare, appena terminato il tratto in discesa tutto ritorna come prima, al passo delle nonne.
Incredibile.
Un branco di pecore, ecco quello che sembriamo.

Mi viene in mente un barbiere.
Mentre mi taglia i capelli mi dice che lui non ha mai fretta in macchina.
Va in giro a 70 sulle statali e a 30 nei centri abitati.
Si guarda in giro, dice.
Quando è in autostrada sta sulla terza corsia a 90 e dice che gli autotreni lo sorpassano suonandogli e maledicendolo.
Lui se ne frega.
Quando gli pare esce dall'autostrada a un casello qualsiasi e si ferma in un bar a bere un caffè per guardarsi in torno, vedere dove si trova.
Non ha mai fretta, dice.

Quel barbiere ha il negozio a qualche centinaia di metri da dove vive.
A mezzogiorno va a casa a mangiare.
Poi ritorna a tagliare i capelli.
Così da 30 anni, forse più.
Ha un tremila turbo-diesel e usa la macchina 4-5 volte l'anno.
Cambia la macchina ogni 2 anni perché così non diventa troppo vecchia.
Io faccio 30.000 km all'anno, in media quasi 10 ore a settimana di automobile.
Ha ragione lui, sono un coglione.
La prossima volta che vedo una discesa rallento.
Dopotutto, che cazzo me ne frega.

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venerdì 17 dicembre 2010

Roma e l'inverno dentro di noi




Roma è fredda come non ho mai sentito.
Una città magnifica e misteriosa, forse l'ultimo museo a cielo aperto del mondo.
Sono qui per motivi di lavoro, ma la lontananza da casa un po' mi pesa, non fosse altro che le abitudini sono dure a morire.
Questo blog mi aiuta a sentirmi a casa, ma il freddo ristagna fuori da questo superalbergo che ti chiede 5,5 euro per un collegamento wi-fi per un'ora...

Non sopporterei mai di viaggiare per lavoro con una certa frequenza, la mia natura di animale da provincia, in queste circostanze, si manifesta con tutto il suo vigore.

Eppure penso che se fossi nato e vissuto in una grande metropoli qualcosa avrei combinato.
Le persone nascono in provincia ma se combinano qualcosa chissà come mai lo combinano in città.
Le persone si spostano dalla periferia dell'impero alla città, per poi scoprire che quella stessa città non è nient'altro che la periferia di qualcos'altro.
E si ricomincia, come se nulla fosse successo.
Alla ricerca di un'altra grande città nella quale cercare di ottenere qualche cosa nella vita.
Alla ricerca di qualcuno con il quale condividere un'idea, un'esperienza o semplicemente il freddo che ci avvolge.
Con la conclusione che forse non serve a nulla e che coleremo tutti a picco, che ci piaccia o no.

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sabato 11 dicembre 2010

Cacciati due dita nel cuore. E vomita...




Ieri sera ho visto un programma fantastico.
Ok, probabilmente era sull'orlo del trash, ma in quanto tale certamente interessante.
Un team di esperti si occupava di recuperare alla vita una ragazza mollata a pochi giorno dal matrimonio, con il vestito da sposa nell'armadio e il ristorante prenotato.
C'erano una sessuologa, un personal trainer, parrucchieri ed estetisti, un chirurgo plastico e perfino un love trainer (che cazzo sarà poi un love trainer dio solo lo sa).

Non si trattava di uno di quei programmi farsa tipo Forum, la ragazza era davvero disperata. Non riusciva ad entrare in camera da letto e il suo atteggiamento sfociava nel feticismo.
Conservava i capelli di lui sul cuscino, roba da matti.
Beh, gli espertoni le hanno levato tutto.
Il diario del cuore, le ciabatte che lui le aveva regalato, il primo peluche.
Lei sempre in lacrime.
E io meravigliato quanto mai.
Come si fa a identificare una storia d'amore con degli oggetti?
Come si fa a sentirsi meglio bruciandoli?
Quale essere umano minorato mentale deve uscire da una situazione materiale prima di uscire da una situazione mentale?
Infatti la tizia gettava tutti gli oggetti con disperazione, forse a testimoniare che in realtà non voleva assolutamente farlo.
Come se se si stesse parlando di un morto.
Ma lui morto non era, probabilmente era a farsi i cazzi suoi con un'altra ragazza
Forse un po' più sveglia e intelligente.
Se fossi stato uno del team dei sapientoni avrei avuto un solo consiglio per la povera sventurata piagnona.
"Cacciati due dita nel cuore. E vomita..."

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domenica 5 dicembre 2010

Moltheni. Aria e luce per i miei occhi




Intervengo fuori tempo massimo per esprimere il mio stupore per la bellezza del DVD "Ingrediente Novus" di Moltheni.
So che non frega un cazzo a nessuno ma ormai sono così poche le cose che mi stupiscono positivamente che volevo farlo presente in un tardo pomeriggio qualunque, tra una correzione di un capitolo e la rilettura di un altro.
Non fermatevi a queste righe.
Più sotto ho scritto un altro post.
Leggete anche quello.

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Qualcuno il lavoro sporco lo deve pur fare...




Ho iniziato da qualche giorno a "pulire" le pagine del mio nuovo libro.
La cosa sembra più difficile del previsto.
Ho rivisto quasi in toto il primo capitolo (e quindi l'anteprima pubblicata a suo tempo su questo blog risulta ormai decisamente inutile) mentre sto impiegando decine di ore per sistemare termini, snellire la forma, eliminare gli orpelli.

L'esigenza è quella di far scorrere di più la parola, di renderla meno pesante e più fluida. Togliere le inutili precisazioni, la pedanteria non voluta, il cavillo senza giustificazioni.

Scrivere un romanzo ovviamente non è come realizzare un disco, di questo me ne ero già accorto molto tempo fa.
Ma non mi ero reso conto di una cosa.
Quando si scrivono canzoni per un album si compone la prima e la si giudica adatta allo scopo. Poi si va avanti con la seconda e così via.
Nel frattempo però si continua a suonare anche le precedenti e queste vengono progressivamente modificate in funzione delle successive evoluzioni dell'album.
In sintesi: quando si finisce con l'ultimo pezzo tutte le canzoni sono aggiornate e in qualche modo attualizzate all'ultimo sviluppo delle cose.
Per questo si ha un prodotto che rispecchia e fotografa in quell'istante il gusto dell'artista.

Con la scrittura di un libro questo non succede.
Una volta scritto un capitolo certo va riletto, ma è impensabile arrivare al 23eimo capitolo e rileggersi tutto dall'inizio.
Questo provoca uno scollamento tra i primi capitoli e gli ultimi che sto cercando di tamponare con una revisione incisiva di quasi tutto il materiale.

Non si tratta di contenuti, ma di forma espositiva.
Ma è comunque un bel problema.
Ci vuole tempo e pazienza ed entrambi iniziano a scarseggiare.

Ho fatto il conto finale e i capitoli sono esattamente 25, distribuiti su circa 160 pagine in formato A4.
Dovrei fare il conto precise delle cartelle, ma non l'ho ancora fatto.
Ecco i nomi:

1 La stanza (parte I)
2 Il ballo dell'Est (maggio '86)
3 S.B.C. Solito Blocco Creativo
4 I mocassini del Professor Mangari
5 La scena dello scantinato
6 L'urlo di Rivetti
7 Funny Farm
8 Succhiare e farsi succhiare
9 Amore, lussuria ed eternità (parte I)
10 L'ennesima dimostrazione della pazzia dilagante di mio fratello
11 E' forse ora di cena?
12 Amore lussuria ed eternità (parte II)
13 Piccolo cuore-atomico-animale
14 Sala d'aspetto per un'inconcepibile serata d'estate
15 La stanza (parte II)
16 Eccesso di lucidità
17 La vergine di ferro
18 Incontro con il Dottor Ceretti. La sesta riga
19 Lezioni di termo-fluidica: il comportamento dei liquidi
20 L'Ira dei giusti
21 Tre dita e quattro carte ancora da scoprire
22 Nizza val bene una messa
23 Cambi d'abito, tassametri selvaggi e un avvertimento
24 La stanza (parte III)
25 Fotografia finale



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mercoledì 1 dicembre 2010

Primo dicembre: Punto di svolta




Ieri sera, dopo 19 mesi di lavoro, ho finito.
Terminato.
Fatto tutto.
Sì, il mio secondo libro è finalmente cosa fatta e l'emozione è davvero tanta.
Ho passato intere settimane a chiedermi come dovevo proseguire, che strada dovevo intraprendere, se la cosa poteva funzionare.
Se quello che stavo scrivendo era una cazzata da quattro soldi o se valeva la pena continuare.
In realtà non ho mai avuto forti dubbi.
Fortunatamente ho sempre avuto una forte convinzione nei miei mezzi, mi sono sempre sentito in grado di portare a compimento il risultato finale.
Inoltre tutte le mattine valutavo mentalmente il lavoro fatto la sera precedente e non ho mai avuto la sensazione che la direzione non fosse quella corretta.
Certo, le difficoltà ci sono state.
Blocchi psicologici che ti costringono a rivedere alcune convinzioni.
Momenti di sconforto per l'incapacità oggettiva di valutare gli incastri narrativi senza che nessuno mi dicesse se le cose fossero plausibili o al contrario decisamente avventate.

La parte finale è stata per me di grande soddisfazione.
Ho trovato un finale ambivalente a mio avviso davvero stimolante per il lettore.
Ho lasciato qualche porta aperta, qualche interpretazione libera.
Anche se, ovviamente, una versione reale dei fatti esiste, ed è nella mia testa.
Magari qualcuno sarà in grado di svelarla.

Ora viene il lavoro di pulitura della pagina, di correzione generale, di caccia all'errore palese o a quello di battitura.
Ci vorrà ancora molto tempo prima di avere il testo definitivo ma il lavoro titanico è compiuto.
L'unico rammarico è che tutto questo l'ho fatto da solo.
Io e basta.
Forse questa solitudine, tipica per la verità dello scrittore, sarà la vera forza di "Io mi carico di rabbia".
Lo spero davvero, in quanto - suo malgrado - ne è davvero intriso.

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