lunedì 28 febbraio 2011

Downshifting per me, per voi, per tutti.






Nei paesi anglosassoni dicono che si stia diffondendo in maniera sempre più massiccia coinvolgendo soprattutto professionisti di livello medio-alto e lavoratori con carichi di responsabilità sopra la norma.
Ora sembra che anche in Italia ci sia una tendenza a questo tipo di comportamento.
Si chiama downshifting, e significa letteralmente "scalare marcia", ridurre la velocità, riprendere a respirare.
Ci hanno insegnato che non bisogna mai stare fermi, che bisogna correre.
Che bisogna aumentare il ritmo, non accontentarsi mai.
Che tutti gli sforzi saranno retribuiti profumatamente.
Che le percentuali da raggiungere sono da raggiungere, sennò che cazzo di obiettivi sono?

Il downshifting parte proprio da qui.
Lavorare meno, tirarare il fiato.
Certo, la cosa si traduce in minori entrate economiche ma dopotutto abbiamo proprio bisogno dell'abbonamento alla pay tv? Dell'ultimo modello di cellulare?
Delle vacamze per forza di almeno due settimane in posti esotici?

Fare downshifting non significa abbandonare tutto e scappare in montagna a fare l'eremita.
Non significa filosofeggiare e vivere con la testa tra le nuvole.
Significa riprendere il discorso della propria vita in mano, cercare di godersi la propria esistenza e non utilizzare semplicemente il tempo libero per recuperare dalle batoste delle giornate lavorative.
Penso che inizierò a pensarci seriamente.
Il mio apparato digestivo, il mio sistema nervoso, il mio corpo me lo stanno chiedendo.
E io darò loro ascolto.

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domenica 20 febbraio 2011

La dignità di Alessandra Amoroso


Ho sentito su You Tube l'intervista di Linus e Savino ai Verdena, ovviamente a Radio DJ.
Gli stessi hanno dichiarato che è stata l'intervista più difficile e imbarazzante di tutta la loro carriera.
Dovete assoltamente sentirla.
Alberto in mezz'ora ha detto non più di 20 parole, Roberta ha tentato di dire qualcosa ma proprio non le uscivano le parole, i concetti.

Il loro disappunto per essere lì in quel momento era palese, così come l'indifferenza per quel mondo che non capivano e volevano continuare a non capire.
Stanchezza, riluttanza.
Voglia di prendere le distanze, di prendere per il culo un mondo fatto di decerebrati, di DJ incasellati e terribilmente in imbarazzo nell'affrontare due interlocutori con un approccio scontroso e diverso dal solito.
I Verdena odiano le interviste ma le fanno a modo loro, in attesa che i discografici finalmente si degnino di dire basta con queste manfrine.
Odiano anche suonare in playback e se vanno a Top Of The Pop lo fanno in grande stile, prendendo per il culo tutto il ridicolo sistema su cui si basa il programma.
(http://www.youtube.com/watch?v=SkAdzNkawms&feature=youtube_gdata_player)
I Verdena non vogliono parlare, spiegare, ridere e fare battute.
Loro vogliono suonare e comunicare con le loro armi, lasciando tutto il resto fuori dalla loro porta.

Qualche giorno fa allo show della Cabello c'era Alessandra Amoroso.
Le hanno fatto fare di tutto, a comando.
Prima cantare con Arisa una canzone che entrambe non conoscevano, solo con il la-la-la.
Poi le hanno fatto cantare un pezzo di una sua canzone con la voce da bambina, svilendola, con il sottofondo di risate dello studio.
Poi la Cabello ha ordinato: "Adesso fai una strofa con la voce da bambina e poi una strofa con la voce normale..."
Poi le hanno detto che è una feticista della spalla sinistra nuda perchè in tutte le foto indossa vestiti che le lasciano scoperta quella parte di corpo.
Poi l'hanno fatta battibeccare con Arisa.
Poi l'hanno presa per il culo per la risata da gallina che scattava a intervalli regolari.
Un vero delirio di deficienza, un programma di merda
Una ragazzina incapace di gestire la propria persona.

Il mainstream è così.
Se ti crea, se ti dà da mangiare poi ti tiene al guinzaglio, ti umilia.
Prende solo persone deboli, incapaci di dire di no.
Ti costruisce un mondo di pailettes e ti tiene in pugno dicendoti che le regole sono quelle e se non le voi seguire di sicuro farai una brutta fine.
Che puoi tornare nella polvere con la stessa velocità con la quale sei stato innalzato sugli altari.

Il mainstream ci prova con tutti, anche con le persone sbagliate, quelle che proprio non ci sentono da quell'orecchio.
Tenta di corromperle facendo loro annusare un profumo inebriante, quella della fama e della gloria.
Ci sono persone che non ci cascano, che rimangono salde alla barra del loro timone.
Che dicono no, grazie.
E che fanno la figura dei diversi, mentre invece gli anormali sono quelli che svendono la propria vita e la propria dignità.
Coloro che pur di rimanere a galla si agitano il più possibile.
Non rendendosi conto che in realtà sono finiti nella sabbie mobili e che più si agitano più andranno a fondo.

- Postato con Blogpress da iPad

martedì 15 febbraio 2011

Capovilla, coleremo a picco. Svegliati.


Intervista a Pierpaolo Capovilla, voce de Il Teatro Degli Orrori.
La vedo su Rock Tv, e spero che ne esca fuori qualcosa di interessante.
Spesso succede così quando a parlare sono i musicisti.
In effetti qualcosa di interessante capita.
Questi in sintesi i passaggi più significativi.

"In questo periodo ho girato moltissimo su e giù per l'Italia, isole comprese. Ho trovato un paese diverso, che vuole cambiare. Dobbiamo mandare a casa al più presto questa classe politica. Le persone che ho incontrato sono pronte a cambiare pagina e questo è il momento giusto."

Ancora: "Il Teatro Degli Orrori è un elemento di rottura. Se possiamo contribuire e pensare che siamo stati anche solo in piccola parte un elemento che ha portato la società al cambiamento... Beh, ne saremo veramente orgogliosi."

Mi chiedo che paese abbia visto, in tutta sincerità.
Certo, fare 50 concerti in sei mesi può dare l'illusione di vedere una nuova Italia.
Si parte con il furgone si arriva nei piccoli club o nei centri sociali, tutti ti acclamano, fonici e organizzatori che ti ringraziano per quello che fai e per quello che dici.
Persino in pizzeria (convenzionata con il locale) sono tuoi fan e ovviamente di sinistra. Tutte le sere fai il tutto esaurito... 1500-2000 persone che la pensano come te perchè amano quello che dici e suoni.
Bello, ma siamo sicuri che il Paese Reale sia davvero questo?

Mentre il TdO suona facendo 2000 paganti va in onda "C'è Posta Per Te" che fa più di 9 milioni di share e che stermina intere generazioni proponendo un modello di emotività pericoloso come l'uranio.
Mentre Capovilla rilascia un'intervista nella saletta della Fnac di Torino con ben 150 persone presenti (e già tutte dalla sua parte) va in onda il TG5 che fa milioni di contatti spacciando per notizie fandonie costruite ad arte e tacendo cose che andrebbero urlate.
La Parodi con il suo libro di cucina che surclassa Umberto Eco.
Nessun disco rock indipendente ai vertici delle classifiche di vendita da almeno 15 anni (gli ultimi a fare l'impresa furono i C.S.I. di Tabula Rasa Elettrificata).
Devo continuare?
E questa spocchia nel considerarsi elemento di rottura con LA SOCIETÀ che ha intenzione di cambiare?

Capovilla parla come un quindicenne infatuato da Marx, sbandierando un contatto con il mondo che non ha, portando avanti una visione romantica di cambiamento e di società dedita a un nuovo corso che non è possibile individuare allo stato attuale.
Dice che molti ragazzi preferiscono spegnere la televisione e andare ad un concerto.
Balle: per uno che ci va, cinquanta vanno in discoteca a farsi di ecstasy. E gli altri rimangono a casa sognando di entrare al Grande Fratello.

Ci sono voluti due decenni del mezzo più potente in assoluto - la televisione berlusconiana - per mutare pelle alla società italiana e questo qui pretende di fare il capopopolo e vede la società cambiare.
Da sbellicarsi dalle risate.
E il bello è che c'ha più di 40 anni...
In definitiva perfetto per il ruolo di nuovo segretario del Partito Democratico.

A proposito: One Dimensional Man (il primo gruppo di Capovilla) era dieci volte migliore rispetto al progetto attuale.
Il TdO ha semplicemente rubato il pubblico dei Marlene Kuntz occupandone la fascia di mercato.
E i testi fanno cagare come pochi.



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domenica 13 febbraio 2011

Il cinema e l'esofagite di grado severo


Soffro di reflusso gastrico "di grado severo", come recita l'esame istologico che ho fatto qualche giorno fa.
E' una gran rottura di palle, tant'è che anche per il 2011 sono a posto con le visite al pronto soccorso (vedi profilo a lato..) visto che ci sono finito due settimane fa.
Mentre mangio a volte ho l'impressione di avere un corpo estraneo in gola, come se il boccone non andasse nello stomaco ma rimanesse in gola.

Ieri sera sono in pizzeria con mia moglie e decido che è meglio staccare il primo bottone dei pantaloni e la cintura per evitare il fattaccio.
Un po' più di agio, cazzo.
Esco dal ristorante e decido di riagganciare la cintura al primo buco (quello più largo) e di continuare a tenere slacciato il primo bottone dei pantaloni.
Mi aiuto con una mano per tenere su i pantaloni, giusto il tempo di arrivare in macchina e poi al cinema.

In sala, prima della proiezione, commetto un errore.
Decido di fottermene del posto assegnatomi e convinco mia moglie a sederci dove capita.
Togliamo i cappotti, poi lei decide di andare in bagno prima che il film cominci.
Arriva una comitiva di dieci persone e toh! che combinazione! i loro posti sono proprio quelli dove ci siamo seduti...
Chiedo scuso e me ne vado.
Prendo il mio piumino con una mano e il cappotto di mia moglie con l'altra.
Individuo i nostri posti.
Sono in fondo alla fila C, poltrone n. 16 e 17.
Mi faccio tutta la fila chiedendo permesso e dando le spalle alle persone già sedute.

Ci impiego non meno di 30 secondi, con un passo laterale da lumaca visto gli spazi ridotti al minimo.
"scusate..." "scusa..." "devo arriavare giù in fondo..."
Il problema è che ho i pantaloni che mi scendono, non so come tenerli su visto che ho le mani impegnate.
Ogni tanto me li tiro su in qualche modo ma tre secondi dopo sono al punto di prima.
Drammatico, ve l'assicuro...
Ho fatto vedere a tutta la fila il retro della mia felpa con la scritta "NIRVANA", ma questo non deve aver destato scalpore.
In compenso ho paura di aver mostrato il culo con pantaloni abbassati a ben più di una persona, e per di più a distanza ravvicinata.

Arrivo ai nostri due posti ma sono occupati.
Poco più giù ce ne sono di liberi.
Decido di fare sloggiare i due tipi, non voglio più fare figure di merda almeno per questa sera.
I due si alzano e mi guardano come dire: "Beh? potevi anche sederti nella fila sotto che era libera del tutto"
La gente non capisce un tubo.
E soprattutto non ha "l'esofagite di grado severo"

sabato 5 febbraio 2011

Una testa di maiale








Sembra una cosa orribile, ma in realtà vi assicuro che i salami caserecci di cui ci cibiamo non possono prescindere da lui.
Già, dal maiale.
La testa di maiale viene mozzata e poi spolpata.
Insomma, è parte integrante dei nostri preziosi insaccati.

La testa di maiale è anche un avvertimento di stampo malavitoso.
Viene lasciata appesa alla porta del malcapitato, a volte con un coltello ficcato in gola.
Decisamente non dev'essere un bella sorpresa.
Mi ricordo che in passato fu usata anche dai tifosi del Torino Calcio per spingere il Presidente a fare non ricordo cosa.

Nel mio libro c'è una testa di maiale.
È la protagonista assoluta di un capitolo, a mio avviso davvero stimolante e divertente.
Non è usata né per fare salami né per incutere timore.
È usata per creare un'ambientazione per il set di una fotografia.
Ovviamente è usata in maniera dinamica e non statica.
Serve a creare tensione, a disorientare.

Qualche giorno fa un amico mi fa vedere delle foto.
"Mi hanno invitato a fare i salami... Ho fatto un po' di fotografie..."
Rimango di stucco.
Esattamente quello che mi immaginavo.
Una testa di maiale mozzata.
Guarda l'obiettivo come se fosse ancora viva, come se potesse respirare.
Mi fa pensare nonostante tutto a una cosa da ammirare, da guardare con attenzione per coglierne i dettagli espressivi.

È un animale fiero, il maiale.
Forte e determinato.
Visto così, mutilato nella sua essenza, non perde un grammo del suo fascino.
"Posso fare il download di questa foto?", chiedo.
"Mi serve per far rendere un concetto sul mio blog"
Probabilmente non sono riuscito a spiegarmi ma la foto, in ogni caso, è davvero suggestiva.
Datele un'occhiata con un pò di attenzione, scacciando possibilmente i pregiudizi.
Alla fine converrete con me che una testa di maiale mozzata non è altro che un pezzo di commozione ancorata al nostro cuore di suino.


- Postato con Blogpress da iPad

 
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