martedì 31 gennaio 2012

Quando la televisione è pura poesia

Splendido programma su Rete 4.
"Quarto potere", conduce Salvo Sottile
Lo trovo per caso gironzolando sui canali generalisti e la prima cosa che noto è che Sottile ha fatto più di un corso di dizione visto che l'ultima volta che l'ho sentito parlava con accento siciliano da far invidia allo stereotipo "coppola e lupara".
Adesso è il nuovo Vespa.
"Contento lui...", penso.
Si parla della nave affondata e c'era da aspettarselo.
Cerco con lo sguardo il plastico del disastro e mi stupisco di non trovarlo.

C'è Meluzzi che critica il programma dicendo che si sta parlando solo sulla base di stereotipi tipo "cherchez la femme" e "il comandante era ubriaco".

Penso che un po' c'azzecchi, ma Sottile lo zittisce dicendo che è lui stesso il primo a sguazzarci.
Insomma: "Sei qui pagato da noi, non permetterti di sputare nel piatto in cui stai mangiando. Stai zitto e spara le solite ovvietà di cui sei maestro, intesi?"
Mi stupisco dell'aggressività del conduttore, ma lui in fondo difende il suo territorio.
Ha impiegato anni e anni per avere un suo show e adesso nessuno gli deve rompere i coglioni mettendone in dubbio l'efficacia e la linea editoriale.
Figurarsi se un povero vecchio psichiatra del cazzo può sognarsi di alzare una critica.
Ma il meglio deve ancora arrivare.
C'è una coppia di naufraghi seduta comodamente in poltrona.
Sono continuamente interrogati e loro aggiungono particolari, raccontano.
Fanno i protagonisti, si vede lontano un miglio.
Non so sulla base di cosa siano stati scelti tra migliaia di naufraghi ma loro sono lì e tanto basta.
Domanda di Sottile: "Su internet si è ipotizzato che voi non sareste dei veri naufraghi della Concordia. Cosa rispondete a queste illazioni?"
La signorina risponde buttando gli occhi al cielo, scocciata.
"Cosa rispondo? Semplice, si tratta di persone in cerca dei soliti cinque minuti di notorietà"
Sottile annuisce e passa alla prossima domanda.
Strabuzzo gli occhi.
Il programma è già al suo punto più basso.
La pagliuzza nell'occhio altrui viene notata e sottolineata.
La trave nel proprio, ovviamente passa inosservata.
Non importa, nessuno si azzarda a dire nulla, Meluzzi ha già avuto la sua dose di improperi.
Un attimo solo.
C'è la pubblicità.
Torniamo tra poco, non andate via.

domenica 22 gennaio 2012

Piccole eccezioni senza senso




Ormai è un bel po' che non vado al cinema con mia moglie.
Il nostro piccolo "mostro" di 19 mesi va a letto alle 20.30 e quando chiude gli occhi c'è solo voglia di buttarsi sul divano senza l'impiccio di chiamare una baby sitter e vestirsi per andare a vedere un film qualunque.
Quindi ci si butta sulla televisione, cazzo vuoi farci.

Gira che ti rigira i canali su cui sbatti la testa sono sempre quelli, così ho iniziato a cercare se c'è qualche canale e qualche programma che stupidamente ho ignorato.
Vado su History Channel.
"Affari di famiglia"
Che titolo del cazzo, penso.
Si parla di un moderno negozio di Las Vegas (gestito da una famiglia di pseudo pazzi) che compra da chiunque oggetti che possono avere un valore commerciale.
C'è gente che vuole vendere un sedile ejettabile di un jet degli anni '60, chi arriva con sciabole della guerra d'indipendenza, chi propone una macchina portatile per fare l'elettro shock degli anni '50.
Tutti vogliono vendere e spesso il negozio compra a 10 per poi scoprire che l'oggetto può essere rivenduto a 25.

I proprietari sono dei mattatori e l'hanno sempre vinta.
Arrivano personaggi che devono sposarsi e hanno bisogno di soldi, altri che devono fare un viaggio e devono incamerare qualcosa. Altri ancora che sono stufi di vedere una vecchia pompa di benzina in garage e decidono di vendere quel ferrovecchio ripieno di escrementi di topi per qualche centinaia di euro, salvo poi scoprire che restaurata può essere venduta a migliaia di dollari come prezioso oggetto di arredamento.

Insomma, a questi stronzi del negozio (simpaticissimi per la verità) va sempre di lusso.
Quando non sono sicuri della valutazione chiamano un esperto che li ragguaglia ed eventualmente li mette in guardia sul valore effettivo dell'oggetto.
Così non sbagliano mai.

Vedo decine di puntate, davvero divertenti.
Ma tutti gli oggetti sono comprati facendo grossi affari sulle spalle di persone prevalentemente bisognose.
Poi arriva la puntata di ieri.
Un tizio si presenta in negozio per vendere un vecchio gilet indiano per neonati.
Il proprietario analizza il manufatto e vede che le cuciture sono fatte di budello.
È originale.
Lo compra a 1300 dollari, senza chiedere aiuto al solito esperto.
Lo chiama solo il giorno seguente e questi gli dice che le cuciture sono di cotone e non di budello.
È un falso invecchiato ad arte.
Non vale nulla.
E io, per la prima volta da quando guardo il programma, godo.

Succede così poco nella vita di vedere i più forti che soffrono che bisogna godere anche di queste inezie, di questi particolari insignificanti.
D'altronde mi sembra che i taxisti paghino la manovra, mentre i notai non fanno una piega e continuano a navigare nelle banconote come ormai fa solo Paperon de Paperoni.
Per il momento accontentiamoci di piccole eccezioni senza senso.
A Las Vegas.
In televisione.
Seduti comodamente sul divano.



- Postato con Blogpress da iPad

domenica 15 gennaio 2012

Anni e anni di musica indie. Mediocre.




Ho comprato un disco tributo a quello che considero uno dei più straordinari gruppi musicali degli ultimi trent'anni: Santo Niente
I gruppi che si cimentano con il materiale ad alta gradazione emozionale sono parecchi e tutti poco conosciuti ai più.
Ascolto con curiosità il disco tre-quattro volte.
Conosco le canzoni a memoria e apprezzo lo sforzo.
Ma questo disco lo considero davvero sintomatico e altamente simbolico delle condizioni dell'indie italiano degli ultimi dieci anni.
Mediocre.

Ci sono gruppi che si sforzano di rielaborare il pezzo in funzione della propria attitudine, riarrangiano e ci mettono le proprie energie migliori.
Ci sono gruppi che decidono di risuonare il pezzo pari-pari all'originale, magari arricchendolo di uno stacchetto qua e di un effetto di chitarra là.
Ci sono gruppi che decidono di stravolgere completamente il pezzo che non assomiglia più a niente, barattando l'identità di un qualcosa con la propria voglia di staccarsi radicalmente dalle radici del pezzo.
In ogni caso il risultato è mediocre, incredibilmente mediocre.
Nessuno riesce davvero a lasciare il segno, anzi qualcuno massacra pezzi memorabili traducendo il testo in italiano e cantandolo in un improbabile inglese infischiandosene completamente della centralità dei testi nel progetto di Umberto Palazzo.
In quasi tutti i casi a mancare è la personalità, l'interpretazione vocale è assente o caricaturale, asettica o completamente fuori fuoco.
L'unico gruppo che fa ampiamente il suo dovere è Giorgio Canali con i suoi Rosso Fuoco e questo non fa che confermare e aumentare l'amarezza.
I "ggggiovani" non ci sono proprio.
Zoppicano paurosamente.
E ovviamente tutti i gruppi suonano da dio, probabilmente con mezzi tecnici superiori rispetto allo stesso Santo Niente, ma non è questo certamente il punto.

La situazione dell'indie in Italia collima perfettamente con la condizione di questo disco.
Sono dieci anni che non c'è un gruppo che rompa le palle davvero, che abbia un'urgenza comunicativa, un talento "operaio", un'anima creativa e distruttiva che catturi le energie rock della penisola.
Ci aggrappiamo a musicisti ultraquarantenni e agli ultimi veri gruppi devastanti degli agli anni '90 ma anche loro prima o poi dovranno cedere al manierismo (qualcuno lo ha già fatto) o al peso degli anni.
Se si pensa che si considera giovane un gruppo come i Verdena mi viene veramente da ridere, pensando che hanno superato i trenta da un pezzo e che il loro prossimo album sarà il sesto (non il secondo... ragazzi.... non il secondo....)

Aggiungo un ulteriore tassello a queste considerazioni.
Non sento un ottimo testo da dieci anni da parte di un gruppo esordiente.
Ne ho sentiti di discreti, di "carini".
E ne ho sentiti a centinaia di schifosi, imbarazzanti.
Molti si nascondono dietro il solito inglese ma basta poco per svelare il trucco.
Se li leggi sul libretto e li traduci ti rendi conto che fanno pena.
Così qualcuno ha smesso di metterli nel booklet per evitare il confronto oppure ha deciso improvvisamente che fare musica strumentale era la cosa migliore e su quest'ultimo punto concordo pienamente.
Se non sai che cazzo dire è meglio che stai zitto.

Sotto i trent'anni adesso come adesso non salvo nessuno e sinceramente mi sono anche rotto le palle di dare fiducia a quello o a quell'altro mettendo sul banco i miei euro.
L'ultimo fenomeno sul quale ho creduto veramente sono state Le Luci della Centrale Elettrica, ma è durato lo spazio di un disco.
Ora ripunto tutto su I Cani.
Ma so già che con il prossimo disco sarà un'altra delusione.
Così rimetto sul lettore "Hai paura del buio?" degli Afterhours e mi metto comodo.
Di tempo ne ho a bizzeffe.


- Postato con Blogpress da iPad

domenica 8 gennaio 2012

Con la testa contro un muro



Ho preso una multa per divieto di sosta, in un parcheggio sotterraneo di un centro commerciale.
Sono anni che parcheggio in quel posto, ovviamente quando è libero visto che sono tutt'altro che l'unico a farlo.
Si tratta di un posto auto che qualche genio della segnaletica ha considerato come non utilizzabile, in quanto ha deciso di disegnare a terra delle strisce pedonali.In realtà sono delle strisce pedonali che non conducono da nessuna parte, nel senso che conducono esattamente contro un muro.
È pazzesco ma è così.Al posto di fermarsi quattro metri prima le strisce pedonali sono state disegnate fino all'impatto con il muro, cosa che non ha davvero alcun senso.
Probabilmente - e questo è l'unica ragione - dovevano avere della vernice da terminare.

Parcheggiare in quel posto non comporta nessun inconveniente per nessuno.
Il pedone di solito utilizza un passaggio pedonale per andare da un punto A ad un punto B.
Se c'è solo un punto A (in quanto il punto B è semplicemente un muro) non si capisce che minchia di passaggio pedonale sia.
Ottanta euro di multa, cazzo.

Decido di andare dai vigili e spiegare le mie ragioni."Datemi pure una multa per divieto di sosta per aver parcheggiato al di fuori degli spazi contemplati, ma non ditemi che il divieto di sosta è per aver parcheggiato sulle strisce... Quelle strisce sono farlocche... Non hanno senso!"
Il vigile capisce, mi guarda e mi risponde in un modo che inizialmente non capisco." No, vede... Qualche decina di metri prima c'era una macchina parcheggiata sulle strisce che intralciava il passaggio dei carrelli della spesa...
"E io penso... " Cazzo me ne frega di quest'altra macchina? Io sto parlando della mia!"Poi capisco.
Il vigile mi fa capire.
Il succo è questo: " Non te l'avremmo mai data quella multa... Sappiamo che quel parcheggio non comporta problemi. Ma se il tizio dell'altra macchina fosse uscito e si fosse accorto che un'altra macchina sulla continuazione di quelle stesse strisce non aveva la multa, allora ci avrebbe rotto le palle e noi saremmo stati in torto. Così facendo nessuno ci può dire che abbiamo sbagliato. Due macchine sulle strisce e due multe. Punto e basta"

Bello no? Questo è il modo di ragionare di molti soggetti che attualmente hanno il compito di fare applicare delle regole.
Le applicano e basta.
Azzerano il ragionamento, non vogliono rotture di coglioni.
La legge dice A? Bene non mi frega un cazzo di utilizzare i neuroni.
Dico A e basta.
Il passaggio pedonale porta dritto contro un muro e chi lo ha disegnato era probabilmente ubriaco? Non è compito mio valutare la cosa. Io faccio le multe e vedo una macchina sopra un passaggio pedonale.
Ottanta euro e non quaranta per il semplice divieto di sosta.
Vai così.

Mi immagino già il solerte vigile fare la multa a un cadavere vittima di un incidente stradale.Dalla scena era palese che non indossava le cinture.
Cinquanta euro e meno due punti sulla patente.
E poi venitemi a dire qualcosa, cazzo.

- Postato con Blogpress da iPad
 
Free Hit Counter