martedì 7 agosto 2012

Sono davvero io?





Amo i thriller psicologici, da sempre.
Il cinema lo vedo un po' dalla mia angolatura (certamente stramba) e cerco di seguire un mio percorso personale collegando diversi film l'uno con l'altro per cercare di capire come si muove il mondo sotto la lente d'ingrandimento del cinema.

Negli ultimi dieci anni ho davvero apprezzato quel filone artistico che è partito con "Il Sesto Senso" (ricordate Bruce Willis?) e che a mio avviso ha in questi giorni chiuso il cerchio con un film come "Dream House", uscito da poco nelle sale.
Pionieri ed epigoni di un sistema di fare cinema a mio avviso stimolante.
In mezzo a questi due film potrei sistemare "The Others", "Arlington Road" (stesso regista di "Dream House", non certo un caso) il fantastico "Shutter Island" di Martin Scorsese e - perchè no - il film spagnolo "The Orphanage".

Probabilmente avete visto almeno un paio dei film che ho citato ma quello su cui vorrei soffermarmi è un'altra cosa.
Tutti questi film hanno un unico comune denominatore: il disorientamento.
Il protagonista è immerso in una storia nella quale i dubbi non riguardano gli altri ma riguardano esclusivamente se stesso. E quando riguardano gli altri la prospettiva è comunque identica e cioè: gli altri sono come li vedo io oppure non è così? e io sono davvero io?
Fantastico. L'intuizione a mio avviso è stata semplicemente fantastica.

Processare se stessi, mettere in dubbio il proprio io, scavare nel profondo per scoprire che non siamo quelli che siamo.
Che il crinale tra realtà e sogno, tra la sicurezza di quello che siamo e che stiamo facendo e quello che non ci immagineremmo mai di essere è davvero sottile.
Impalpabile.
E forse non esiste.
Che non sappiamo davvero chi siamo.

Questa cosa è davvero sintomatica dei nostri tempi, dei famigerati "anni zero".
Dove la guerra fredda è ormai un lontano ricordo, dove il desiderio di riconoscersi e di farsi riconoscere è diventato quasi un'ossessione.
Dove non ci sono più barricate, dove nessuno sa più da che parte stare.
E forse qualcuno inizia ad avere dubbi perfino su se stesso.
E si interroga sul fatto che forse nessuno esiste veramente fino in fondo.
E che una parte oscura e incomprensibile ci tocca sulla spalla chiedendoci il conto di quello che siamo diventati senza rendercene conto.

- Postato con Blogpress da iPad

Nessun commento:

Posta un commento

 
Free Hit Counter