mercoledì 15 febbraio 2012

Marlene Kuntz a Sanremo




I Marlene Kuntz suonano a Sanremo.
Innanzitutto mi obbligo a utilizzare il termine "suonano" e non "cantano" come la tradizione vuole e come sono stati presentati da quella vecchia carampana tirata a lucido chiamata Gianni Morandi.
Si presentano in giacca. Luca Bergia sembra un turnista dietro le pelli e suona come in tutta sincerità potrei suonare anch'io.
Un bel "quattro colpi sul charlie e uno sul rullo".
Tutto qua.
Fortuna che l'ho visto sul palco del tour de "Il Vile" fare cose devastanti per bellezza, difficoltà e intensità.
Visto qui sembra che abbia preso lezioni dal batterista dei Matia Bazar.

Tesio si muove come al solito ma inserisce riffettini tra un verso e l'altro come solo Mark Knofler dei Dire Straits è in grado di fare.
Cristiano entra in scena con un'acustica.
Sembra l'abbia imbracciata tre-quattro volte e forse è proprio così.
La suona con vigore, ma l'effetto è identico a quello che farebbe un leone che sbrana un pappagallo.
C'è qualcosa che non va, sembra surreale.
Il cantato è il solito.
Trascinato, a denti stretti, impacciato.
I Marlene Kuntz dicono che non suonano più indie-noise perché è inutile ripetersi.
Però, intanto, sono 4 album che suonano con l'ovatta e allora mi chiedo se non sia giunta l'ora di toglierla da dentro le chitarre, visto che di canzoni morbide ne hanno fatte ormai una cinquantina negli ultimi dieci anni.

Ormai li ho visti tutti a Sanremo.
Marlene Kuntz, Subsonica, Afterhours, Bluvertigo.
Troppo timidi e arruffati gli Afterhours, fuori fase i Marlene, Subsonica così-così.
Alla fine chi veramente ha spaccato il culo è stato il buon vecchio bistrattato Morgan con i Bluvertigo.
Me lo ricordo ancora.
Gambe larghe e basso slappato, canzone coraggiosa e ringhiosa.
A rivederlo ho un moto d'orgoglio.
Come quando i Placebo spaccarono gli amplificatori della Rai e furono sommersi di fischi.
Rock 'n roll, cazzo.
Rock 'n roll.







- Postato con Blogpress da iPad

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