lunedì 24 dicembre 2012

Piazza Fontana. Crocevia.


 

Quando arrivano le feste natalizie è ormai tradizione.
Mi ammalo.
Tutti gli anni.
Manco fosse una convenzione, un biglietto da pagare.
Anche quest'anno non fa eccezione e allora faccio indigestione di televisione, libri e internet.
Ieri sera decido di vedere "Romanzo di una strage", il film sulla strage di Piazza Fontana.
Molto bello, direi accurato nei dettagli e "portatore sano" di una visione che può apparire in qualche modo plausibile e veritiera.

Saranno un paio d'anni che mi documento sugli anni settanta e davvero un'idea me la sono fatta.
Non si tratta proprio di una linea ben definita, ma in generale di una sensazione di "plausibilità della successione degli eventi di quel periodo" che in qualche modo mi fanno dire che l'Italia in quel periodo fosse davvero in una situazione di democrazia di facciata.

I Rossi e i Neri.
I servizi segreti infiltrati negli uni e negli altri.
I Neri che colpiscono e fanno ricadere la colpa sui Rossi (o sugli anarchici).
La NATO che ammicca con i nostalgici e li usa a proprio piacimento per muoversi e "autoproteggere" il Paese dallo spauracchio sovietico.
Gladio.
L'anarchico Pinelli che cade durante un interrogatorio dall'ufficio del Commissario Calabresi.
Calabresi che a sua volta muore sotto casa.
Ancora la colpa data ai Rossi (Sofri e Pietrostefani)
Moro che cerca di mediare con il PCI e sembra inviso sia al Presidente della Repubblica del periodo (Saragat) che al precedente (Segni) entrambi certamente filoamericani
I due tentativi di colpo di stato, quello del fascista Borghese (sotto la Presidenza Saragat) e il "Piano Solo" del Generale De Lorenzo (sotto la Presidenza Segni)
Poi le BR che uccidono Moro con il colpevole immobilismo della DC e del Papa.
Gli interrogatori delle BR e il memoriale di Moro.

Insomma, un sacco di cose, forse messe alla rinfusa o nell'ordine sbagliato.
Ma la sensazione generale è quella che in qualche modo qualcuno abbia agito al di sopra delle teste del "Popolo Italiano".
Che abbia indirizzato questo Paese indipendentemente dalla volontà dei suoi cittadini.

Democrazia "giovane e fragile", si disse allora.
Vero.
E io aggiungo: Democrazia "giovane e fragile" ancora oggi.
E in più drogata, dopata.
Priva di punti di riferimento e ammantata del morbo peggiore.
Il disprezzo per la cosa pubblica.
Se un poco di buono finisce in parlamento tutti a scandalizzarci.
Ma se un conoscente "biscazziere e intrallazzatore" prende un incarico ministeriale in fondo la cosa non ci dispiace.
Chissà che qualcosa non finisca anche nelle nostre tasche.
Chissà mai che ci scappi un'opportunità di lavoro migliore, un prestito, una segnalazione, una dritta.
E poi magari come conseguenza si tornerà a gambizzare e a mettere bombe.
Che ci volete fare.
Corsi e ricorsi storici.
Fino al punto da rimetterci la pelle.

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