mercoledì 5 dicembre 2012

Il vecchio suicida è il nuovo che avanza




Sono in tangenziale alle 18.45.
Niente lampioni, il muretto che divide le due carreggiate è alto almeno un metro.
Due corsie per ogni senso di marcia.
Per guidare ho inforcato gli occhiali (nuovi) che mi sono fatto rifare.
La miopia dilaga e io la rincorro come un bravo studente tampina la maestra in gita scolastica per non perdersi.
La macchina che mi precede sulla stessa corsia - quella di sorpasso - inizia a frenare.
Poi sbanda, cerca di mantenere il controllo e ci riesce.
Comincio a frenare, poi vedo che non è sufficiente e inizio a pestare duro sul pedale.
Mi devo fermare subito, senza esitazioni altrimenti faccio un botto che neanche un'astronave.
Lui si ferma e mi fermo anch'io.
È andata bene.

Quello che vedo qualche secondo dopo è incredibile.
C'è un vecchio in mezzo alla corsia che sta scavalcando la barriera che divide le due carreggiate.
Indossa una tuta di quelle lucide anni '90 e le scarpe da ginnastica.
La barba lunga, grigia.
Non fa una piega e fa finta di niente, come se non ci fosse nessuno.
Il tizio di fronte a me apre la portiera e inizia a insultarlo sbracciando come un matto.
Il vecchio non lo degna di uno sguardo.
È intento a finire quello che ha iniziato.
Attraversare la tangenziale al buio.

Il simpatico nonnino aspirante suicida finisce infatti di scavalcare il jersey e si appresta ad attraversare l'altra carreggiata.
Altre due corsie da superare.
Altre due colonne di macchine che viaggiano tra i 100 e i 120 km/h da evitare.
E tutto questo per andare di là.
A far che cosa non si sa, visto che sia da una parte che dall'altra non c'è assolutamente nulla.

Giovedì scorso ho presentato il mio libro.
Avevo tre musicisti con i quali avevo preparato i reading.
Un moderatore al quale tenere testa.
Dovevo ricordarmi cosa fare e come farlo.
Sperare che ci fosse pubblico e trasferire su di loro il mio pensiero.
Forse qualcuno mi ha capito, forse qualcuno avrà pensato che sparavo troppe cazzate per essere degno di una platea.
Non so.
So solo che quando ho visto quel vecchio attraversare la tangenziale mi ci sono un po' ritrovato.
Rischiare tutto per cercare un qualcosa che forse non ha senso.
Comunicare un'idea, un pensiero forte.
Che forse qualcuno non riuscirà neppure a capire.
A volte mi sento così.
Il mio libro è nato per questo.
Per rischiare tutto.
Per cercare di essere capito.
Per aiutare chi vuole attraversare la strada al buio, con le macchine che sfrecciano in entrambe le direzioni.
E dall'altra parte - forse - il Niente.

- Postato con Blogpress da iPad

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