venerdì 23 agosto 2013

Bloccare il disgusto. Ci provo.




Ultimamente sto diventando molto più esigente con me stesso e anche con gli altri.
Con il gruppo tendo sempre a spingere il piede sull'acceleratore.
Suoniamo di più, dai.
Buttiamo giù una nuova canzone.
Troviamo nuove soluzioni tecniche.
Perché non suoniamo ancora un'altra ora in sala prove?
Gli altri mi guardano e mi dicono: "Guarda che siamo qui per divertirci, è già tanto che riusciamo a trovarci per suonare, che cazzo vuoi di più?"
Non lo so neppure io, ma vorrei fare tutto alla massima velocità e al massimo impegno.
Sembra quasi che non ci sia altra soluzione, anche se cerco in qualche modo di mediare con me stesso.

Ieri sera stavo prendendo la metro in direzione Casazza.
Nell'altra direzione, Sant'Eufemia, un gruppo di persone sta facendo il biglietto.
Tra queste una coppia di sessantenni.
Probabilmente abitano in zona.

A Sant'Eufemia nel mese di agosto c'è la Festa di Radio Onda d'Urto, conosciuta in tutta Italia.
Decine di migliaia di persone affollano un'area grigia facendola vivere.
Decine di concerti, iniziative culturali, dibattiti, una libreria alternativa davvero importante.
Si mangia a prezzi popolari (davvero popolari, non come alle "Feste Democratiche" supportate dai "Circoli del PD"... A proposito, non era meglio continuare a chiamarle "Feste dell'Unità" e "Sezioni di partito"?).
Area bimbi con gonfiabili gratuiti e servizio baby sitting.
Un bel mercatino con artigianato etnico e locale davvero di pregio.
Insomma, se non ci fosse bisognerebbe inventarla la Festa della Radio.
L'anno scorso c'ho portato un collega convinto che si trattasse di "un covo di estremisti" e alla fine invece mi ha detto: "Bellissimo posto, l'anno prossimo ci torniamo vero?"

Dicevamo...
Ingresso della metro.
Il sessantenne inizia a sbraitare all'improvviso
"Festa di Radio Onda d'Urto va-là va-là... Rompicoglioni e basta! Sono solo cumunisti... Cumunisti!!"
I due mi danno le spalle a non più di un metro.

"Fossi in te queste cose non le direi tanto ad alta..."
Questa frase mi esce così, senza volere.
Ad alta voce.
La moglie si gira per un attimo e vede la mia maglietta comprata proprio alla Festa con la scritta "Tifiamo rivolta".
Capisce.
Prende a braccetto il marito che nel frattempo ha smesso di urlare.
Finisce lì, ovviamente.

Non riesco più a trattenere il disgusto e questo potrà essere un problema per me.
Neppure in situazioni banali come queste.
Mia moglie giustamente mi dice "Lascia stare, non vedi che è solo un poveretto..."
Ha ragione lei, non c'è dubbio.
E io forse ne pagherò le conseguenze.
Forse.

PS: Qui accanto nella sezione apposita caricata finalmente l'intervista di qualche tempo fa apparsa sul quotidiano locale Giornale di Brescia.
Meglio che un calcio nelle palle.


- Postato con Blogpress da iPad

2 commenti:

  1. E tu scrivi, suona, canta; che altre soluzioni hai per il disgusto? Spaventare vecchietti?
    Eliana.

    RispondiElimina

 
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