martedì 21 settembre 2010

Horror e Candore


Ho sentito un'intervista a Costanzo, regista di "La solitudine dei numeri primi".
Dice che il suo film è un "horror dei sentimenti".
Mi piace questa frase, decisamente.
Me la sono annotata su un post-it e me la sono girata in tasca per una settimana o giù di lì, in attesa di avere il tempo materiale per questo post che, come vedete, ha tardato un po' ad arrivare.

"Horror dei sentimenti", dicevamo.
Ho letto il libro e secondo me è un buon libro.
Furbo il giusto, moderatamente interessante per certe dinamiche e la forza espressiva dei personaggi.
Parte forte e poi si calma, naviga a vista.
Poi chiude benino.
In generale è un libro che fa emergere cose interessanti, anche se mi sarebbe piaciuto un po' più di coraggio (per la miseria... solo un altro po' di coraggio cazzo!)
Il film forse lo vedrò, probabilmente lo aspetterò in tv.

"Horror dei sentimenti".
Mi stuzzica la definizione.
C'ho pensato un po' e penso che il mio libro potrebbe andare in antitesi rispetto a questa definizione.
Anzi no.
Potrebbe essere l'altra faccia della medaglia
Tipo "Il candore della depravazione"
Ecco sì, mi sta bene.
"Io mi carico di rabbia" potrebbe avere questa etichetta
Molto diversa rispetto a "Horror dei sentimenti"
Ma dopotutto così vicina...

2 commenti:

  1. Guarda il candore della depravazione sarebbe fenomenale come titolo. giuro. ma la solitudine dei numeri primi è un arido susseguirsi di disgrazie con la pretesa che un legame immanente funga da santa provvidenza. il libro l'ho trovato un insulto all'intelligenza, poi mi sono rincuorato quando ho scoperto che stava gareggiando per diventare un best sellers. la prova del 9 è stata il premio. se un libro prende un premio in Italia sai che puoi risparmiarti la fatica di giudarlo: è di per sé una merda.

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  2. Non so se è davvero così orribile come libro.
    Qualcosa di interessante a mio avviso c'è, certamente non il rapporto tra i due protagonisti (un po' alla Maria De Filippi per intenderci).
    Il gioco spazio-temporale, ecco.
    Direi che questo è un aspetto interessante nel libro, così come anche la struttura, l'architettura sulla quale poggia la storia.
    Che poi la storia stessa - nel dettaglio e nello svolgimento - non sia un granchè sono d'accordo, ci mancherebbe.

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