sabato 21 maggio 2011

La diversità dei libri e dei bicchieri





Stamattina mi sono svegliato un po' tardi.
Nelle orecchie ho ancora i decibel spaventosi del concerto dei Massimo Volume di ieri sera, un vero bagno di sangue.
"Ieri sera hanno suonato con uno strano furore", penso.

Devo andare a un convegno verso le 10.30 ma non ce la faccio proprio.
Metto su gli mp3 dell'ultimo disco del gruppo bolognese e imbraccio il libro di Niccolò Ammaniti che ho iniziato qualche giorno fa.

In contemporanea sto leggendo "La vita accanto" di Mariapia Veladiano vincitrice del Premio Calvino 2010.
Non c'è paragone.
Ammaniti è un cannibale e si vede.
In tutto quello che scrive, anche quando scrive di bambini è un cannibale.
È un modo di vivere, di essere.
Ti rimane addosso, inspiegabilmente.
In maniera persistente.

La Veladiano al contrario si perde in descrizioni prolisse, che non aggiungono nulla alla sostanza.
Non c'è "potenza di parola" ma sole parole.
Descrizioni fini a sè stesse, innocue.
Peccato.
Il libro è bello, ma se il lettore tende a dribblare le parole vuol dire che c'è qualcosa che non va.
Piacerà a chi legge il Piccolo Principe e La Principessa Sissi ma io sono alla ricerca di qualcos'altro.

Mi vesto ed esco per per andare a pranzo.
Al cameriere sfugge una bottiglia di acqua che si infrange sui miei 5 bicchieri frantumandone 3.
Alla fine mi accorgo che uno dei calici sopravvissuti è storto.
Come la torre di Pisa.
Impossibile dico io.
Impossibile.
"Doveva essere già così", mi dice un commensale.
"L'avrei notato", rispondo io.
"Secondo me è stato l'impatto con la bottiglia di acqua"! , dico.
Nessuno mi fila.

Passa il cameriere e glielo faccio notare divertito.
Lui mi guarda.
"Porta fortuna", mi dice.
Lo guardo.
Ha ragione.
Una cosa così strana non può che portarmi fortuna.

1000 bicchieri tutti uguali, ma quello anomalo è un segno di buona fortuna.
Nella vita, invece, chi è diverso viene visto come un elemento di contagio.
Stare alla larga, please.
Il bicchiere storto invece no.
Quello piace e diverte.
"Porta fortuna", mi dice il cameriere con un sorriso.
"Ne ho proprio bisogno", penso io.
Mi verso l'ennesimo bicchiere di Franciacorta stando ben attento a non usare il bicchiere storto.
Bello com'è deve rimanere illibato.
Puro e sgraziato come la sua diversità.



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