domenica 31 luglio 2011

Non si esce vivi dagli anni '80





Ho i cassetti pieni zeppi di magliette, t-shirt per dirla come si dice adesso.
Ogni volta che torno da un concerto ne compro una.
Alcune me le sono fatte stampare direttamente io con le scritte che volevo io.
Altre le ho comprate durante i viaggi, altre ancora sono di associazioni che intendo sostenere tipo Emergency.

Ormai ne ho una quantità inimaginabile tanto che qualcuno (mia moglie) parla ormai di semi-collezionismo.
Per me indossare una maglietta ha un significato particolare.
Lancia un messaggio, un input forte e deciso e ha il vantaggio di comunicare con chiunque, anche con chi non mi conosce e mi vede passare per la strada.

È uno dei pochi strumenti che ci permette di scagliare sassi o di dispensare carezze senza interferire con la libertà altrui, rimanendo a distanza di sicurezza ma contemporaneamente lanciando una sorta di "message in a bottle".

A volte ci possono essere significati doppi nell'indossare una maglietta.
Per esempio l'ultima che ho comprato ha disegnato un enorme cuore che batte con ventricoli e arterie. Sotto c'è scritto: "A Better Man".
Certo, è il titolo dell'ultimo album di One Dimensional Man e il cuore che batte è la copertina dell'ultimo album ma la doppia lettura è alla portata di tutti e il messaggio ambivalente mi entusiasma (sono un fan di ODM - per essere un uomo migliore bisogna avere/usare il cuore).

Mi chiedo che cosa abbiano invece da dire la cazzute magliette con le scritte americane delle scuole d'oltreoceano che vedo indossate da chiunque.
"California surfing school 90210"
Ma che cazzo di maglietta è mai questa?
Stesso discorso per quelle che vedo girare con le scritte in italiano, con la marca bene in vista. Spesso la gente si trasforma in cartellone pubblicitario umano senza rendersene conto, pubblicizzando marchi e loghi.
Un po' come gli uomini sandwitch.
Un bella scritta a tutto busto: D&G
E che cazzo! ho pagato cinquanta sacchi una maglietta penosa per il solo fatto che fosse dei due coglionazzi e adesso gli faccio pure un po' di pubblicità portandomela in giro.
Roba da non crederci.

Come il fiore della Guru che sette-otto anni fa imperversava sulle schiene, sulle cosce, sui glutei e sui petti di migliaia di persone in tutto il Belpaese.
Una margherita del cazzo che sembrava essere bellissima per il solo fatto che ce l'avevano tutti.
Ma il tempo è galantuomo.
Ora il proprietario della Guru se la passa piuttosto male e le sue magliette sono finite nella migliore delle ipotesi tra le cose dimenticate da dio e dagli uomini.
Le magliette che indossavo a quei tempi invece le indosso tutt'ora.
Smunte, a volte rovinate dai troppi lavaggi non sempre accurati.
Ma sono ancora lì.
Sopratutto quella che recita: "Non si esce vivi dagli anni '80".
Sante parole porca puttana.
Sante parole.




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