domenica 25 novembre 2012

Autovelox, Ammaniti e il ciuccio di mia figlia




Questo pomeriggio sono andato a vedere una presentazione di un libro.
Un libro serio di uno scrittore serio.
Niccolò Ammaniti.
Inutile dire che i suoi libri mi piacciono, ed alcuni anche parecchio.
Altri devo ancora leggerli, pur avendoli già comprati da un pezzo.
Sono andato fino a Treviglio, in provincia di Bergamo perché volevo vedere come si svolge la presentazione di un libro serio di uno scrittore serio.
Giovedì prossimo presento IO MI CARICO DI RABBIA al Carmen Town di Brescia (ore 21:00 venite numerosi-sostenetemi-applaudite-ridete-piangete-e alla fine comprate il libro) e un'idea volevo proprio farmela.
È la terza tappa di presentazione del mio libro, ma questa volta penso che sia la più importante.

Arrivo un quarto d'ora prima del dovuto ma l'auditorium è già pieno zeppo con la gente incollata alle pareti.
Finisco vicino all'uscita di sicurezza (aperta) e mi ritrovo mezzo dentro (al caldo torrido) e mezzo fuori (al gelo).
A moderare il dibattito c'è Raul Montanari.
Le domande mi piacciono un sacco.
Sono molto intriganti e vorrei che Ammaniti rispondesse.
In realtà il nostro vaga un po' per le praterie selvagge e spesso non segue il filo del discorso, divaga... regala aneddoti.
Io sono lì in veste di scrittore e non di fan e la cosa un po' mi rompe.
Comunque il tutto prosegue piacevole e divertente.
La gente ride, sembra che assista ad una performance di Benigni mentre invece è Ammaniti.
"La gente vuole ridere cazzo, e io invece la impaurisco e la faccio disperare".
Questa è la prima cosa che mi viene in mente.
Niccolò legge un brano dal suo ultimo libro di racconti.
Me lo ricordo bene, l'ho letto questa estate.
Non è certo uno de suoi migliori racconti, è un po' troppo paradossale per i miei gusti.
Comunque sia è davvero piacevole il modo con cui legge.

Alla fine salgo sul palco mentre tutti gli offrono libri da autografare.
Gli metto sotto il naso IO MI CARICO DI RABBIA e lui lo guarda.
Sembra dire: "Che cazzo è questo? Mica è mio!"
Poi gli spiego che è il mio romanzo d'esordio.
Lui lo guarda ancora e gli dà una pacca spostandolo di qualche centimetro.
Come dire: questo lo leggo dopo.
Bene.
Poi penso: "Lo devo dare anche a Montanari cazzo e io mi sono portato in aula una sola copia!"
Esco e inizio a correre.
Ho parcheggiato lontano anni luce, in macchina c'ho uno scatolone pieno.
Mi faccio largo tra la folla e continuo a correre.
Arrivo.
Apro il baule e prendo una copia.
Torno a correre verso l'auditorium
Ancora folla da superare.
Arrivo trafelato e allungo la copia a Montanari.
Lui mi guarda e non capisce.
Ho un fiatone da cavallo e non riesco a dire una minchia.
"... Il mio libro.... È il mio libro...", dico con un filo di voce.
Sta prendendo un infarto, avrà pensato Raul.
Poi mette in borsa il mio libro e continua a conversare con un tizio.
Io mi allontano.
Devo partire a razzo.
Alle 21 mia figlia si addormenta e ho in tasca il suo ciuccio.
Se trovo qualche autovelox negli 85 km che mi separano da lei sono fottuto.
Ho fame, sete.
Parto e non penso a nulla.
Ho dato il mio libro ad Ammaniti e Montanari.
Bello.


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