martedì 9 novembre 2010

L'interpretazione dei sogni




Titolo del post un po' paraculo.
Serve ad acchiappare qualche contatto da Google, quindi se siete capitati qui per questo strano meccanismo potete tranquillamente continuare a leggere pur sapendo che non si centrerà in pieno l'argomento.
Poi non dite che non siete stati avvisati.

Preambolo doveroso:
Mi sveglio più volte a notte per mettere il ciucio a mia figlia che ormai ha superato i 5 mesi.
A volte mi alzo in continuazione, se va male anche sei-sette volte a notte.
Sollevo le mie chiappe e subisco un'ondata di gelo terrificante, senza mezzi termini.
Non dormo con il pigiama e purtroppo pago questa abitudine temporanea.
Inforco le ciabatte, posizionate con cura in modo da poterle trovare agevolmente e mi avvio verso il Generale Inverno della stanza attigua.
Infilo il feticcio nella bocca di mia figlia e via, si ritorna a letto con la speranza che sia davvero l'ultima volta.

Sono amante dei sogni, mi piacciono moltissimo.
Intendo quelli a occhi chiusi.
Invece a quelli a occhi aperti non credo minimamente.
L'altra notte ho sognato di entrare in uno splendido pub inglese, pieno di divanetti di velluto scuro. Fuori i rigori dell'inverno, la neve.
Le temperature sotto zero.
Mi accomodo, la musica è soffusa ma efficace.
Ho sete, di quella sete alcolica a cui è difficile dire di no.
Guardo fuori dalla finestra e vedo un tavolo imbandito di cocktail caraibici con frutta fresca, pronti da gustare.
Devo solo alzarmi, abbandonare il mio tepore e gettarmi nella mischia del freddo per raccogliere quanto desiderato.
Lo faccio.
Poi torno all'interno e mi gusto con soddisfazione la meritata ricompensa.
Che sogno splendido, che meraviglioso momento di relax...
Poi sento un fastidioso rumore, una specie di sirena provenire dall'interno del pub.
Mi chiedo cosa stia succedendo ma è un attimo, giusto qualche secondo.
Devo alzarmi.
Francesca è di nuovo sveglia e ha bisogno di me per riprendere sonno.
Penso che non sia necessario richiedere a Freud il significato di questo sogno.
Penso che inserirò senza dubbio un sogno all'interno di "Io mi carico di rabbia"
Un sogno irreale e maturo.
Apocalittico e malinconico.
Affare fatto.

- Postato con Blogpress da iPad

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