mercoledì 30 giugno 2010

Ustica parte II: depistaggio alla realtà

Finisco di parlare di Ustica, penso che due post nell'anniversario dei 30 anni dall'accaduto siano quanto meno doverosi.
Se rompo troppo i coglioni ditemelo pure, ma per chi non avesse letto il precedente post lo invito caldamente a dargli una letta prima di continuare qui sotto.

Dicevo? ah, si... Cossiga completamente fuori di testa che svela tutto dopo tre decadi, Cossiga che non vuole deporre in tribunale, Cossiga che seppellisce la verità sotto esplicite minacce di morte a chiunque voglia approfondire la faccenda (avviso rivolto soprattutto ai giornalisti).
E poi? Beh, la nostra splendida aereonautica militare!
Generali e sottufficiali assolti che continuano a ripetere che probabilmente c'è stato un incidente dovuto a un crollo strutturale del velivolo, torri di controllo che vedono e poi non vedono, registri del personale di servizio che magicamente scompaiono o che risultano strappati proprio nel giorno della tragedia.

Ma due cose mi hanno lasciato veramente a bocca aperta.
Domanda rivolta a un generale: "Doveva esserci una cassetta a registrare tutto, come mai non c'è nessun contenuto agli atti? perchè non c'è nulla?"
Risposta: "Semplice! esattamente nel momento dell'incidente era stata programmata un'esercitazione che prevede lo spegnimento del computer e l'inserimento di una cassetta specifica. Quando è stato riacceso il computer tutto era già successo."
Ma guarda che coincidenza vero?
Il problema è che di solito l'operazione comporta un black out complessivo di 4 minuti circa mentre quella sera ci vollero 11 minuti per mettere la cassetta e 28 per toglierla.
Ma c'è di meglio...

Il mig libico abbattuto e caduto sulla Sila viene dichiarato caduto due giorni dopo la strage.
Immediatamente i nostri amici militari pensano bene di impacchettare tutto e spedire con estrema urgenza i resti del velivolo alla Libia.
La magistratura interviene: vogliamo effettuare una perizia.
Risposta: "Troppo tardi ragazzi... è tutto a Tripoli"
"Cazzo che solerzia... spero abbiate almeno scattato delle foto, ce le fornite?"
Attimo di panico.
"Beh sì... se proprio dobbiamo..."
Arrivano le foto.
Il giudice nota diversi fori di proiettili da armi da guerra.
"E questi fori di proiettile? li avete notati? il mig libico non doveva essere caduto accidentalmente?"
Risposta ufficiale dei militari:
"I fori dei proiettili li abbiamo fatti noi. Quando abbiamo recuperato i resti abbiamo deciso di metterli in un poligono di tiro e ci abbiamo sparato sopra per esercitarci. Poi abbiamo spedito tutto alla Libia".

Proprio simpatici questi militari.
Prendono pure per il culo.
Insabbiano, depistano e prendono pure per il culo i magistrati.
E per di più la fanno franca.
Ma la colpa è sempre di chi non alza la voce.
Di nuovo tutti insieme: "...dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa..."

lunedì 28 giugno 2010

Ustica, segreto di stato e sovranità limitata (parte I)

30 anni di Ustica.
Un bel record, non c'è che dire.
Ieri sera uno speciale su La7 si è dimostrato come una delle trasmissioni migliori dell'anno.
Si chiamava "Speciale Onda", ospiti interessanti a partire dall'ex ministro De Michelis.
All'inizio si dichiarava addirittura stupito dell'invito: "Non so neppure perchè mi avete chiamato... io ero alle attività produttive in quel governo..."
In realtà dopo due ore di trasmissione qualcosa dice e - forse - dicono più i suoi atteggimenti e le sue mezze parole.
Potrei sintetizzarle così: "E' chiaro che io qualcosa so ma non dico nulla perchè non sono cazzi miei e c'è il segreto di stato. In quegli anni l'Italia era un campo di battaglia e noi stavamo da una parte. Naturale che si stesse zitti per il bene del paese e del suo futuro economico politico. In futuro parleranno gli storici, non certo i militari e i politici".

Incredibile, mi viene da dire.
Ma il meglio deve ancora venire.

Intervista a Kossiga, all'epoca Presidente del Consiglio (24/05/2010)
"Mi dissero che erano stati i francesi. Un'aereo militare decollò da una portaerei nel Tirreno con il compito di abbattere il velivolo sul quale viaggiava Gheddafi. Si nascondeva dietro il DC-9 per non farsi intercettare dai radar. Poi il SISMI informò la Libia dell'attentato e il colonnello virò verso Malta (l'aereo di scorta, un mig battagliò invece con l'aereo francese e finì abbattuto sulla Sila).
Per errore i francesi colpirono l'aereo italiano con un missile a risonanza cioè non a impatto."
Ma il meglio deve ancora venire:
"Io non testimonierò mai, quindi dico ai giudici di non chiamarmi. Inoltre se gli inquirenti chiederanno informazioni e documenti alla Francia dico subito che su queste richieste ci pisceranno sopra. E se c'è qualche giornalista italiano che vuole andare in Francia a indagare, beh... gli incidenti automobilistici possono sempre capitare".

Mi stavo mettendo a piangere, giuro
Siamo proprio un paese di Merda
Uno stato a sovranità limitata.
NATO da una parte e Vaticano dall'altra.
Destinati a vivere di riflesso.
E a esplodere a risonanza, senza neppure uno straccio di impatto con l'orgoglio che tutti i paesi (almeno un po') dovrebbero avere.
Rimane solo l'immagine di un povero vecchio che accarezza le foto dei suoi figli, della moglie e della nuora.
Tutti morti per il segreto di stato.
Alzarsi in piedi e cantare con la mano sul "quore" al mio via:
"Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta..."

domenica 27 giugno 2010

L'assorbente con scritto "ti amo"


Due giorni a Verona e molto tempo libero da spendere in città.
Faccio colazione in un bar del centro e quasi mi accorgo per caso che dieci metri più in là c'è il balcone di Giulietta, ovviamente preso d'assalto dai turisti domenicali di ogni nazionalità, razza e religione.
Entro nel cortile, era qualche anno che non lo visitavo.
Il solito balcone, l'ho visto almeno dieci volte.
Prima di arrivare c'è un atrio coperto lungo almeno 7-8 metri e alto 4.
Su entrambi i lati migliaia di post-it, pezzi di carta, biglietti del treno, carta intestata di hotel, scontrini fiscali, ricevute e chi più ne ha più ne metta.
Perfino un assorbente, sì.
Strati e strati di carta, biglietto su biglietto fino a creare un mare di sovrapposizioni.
Il messaggio è sempre quello.
In centinaia di lingue, pure il cirillico.
Marco ama Francesco
Kim loves James
Matrioska russa bacia Dimitri agente del KGB
Un po' come i lenzuoli appesi in tangenziale per augurare alm proprio partner un significativo (e soprattutto molto ben identificato) "Buon compleanno cucciolo! tiamotanto!" con spesso errori di ortografia.

Bastasse così poco per manifestare il proprio amore e per renderlo immortale sarebbe fin troppo semplice.
Ma la banalità non fa parte del concetto di amore che - al contrario - si basa su equilibri e dissapori, mezzi sorrisi e parole sottintese.
Svilire così, su un assorbente scritto con il pennarellone nero, la parola amore significa volere acchiappare a tutti i costi un portafortuna che non ha senso di esistere.
Si tratta solo di scaramanzia, superstizione e senso di paura.
Tre cose che non appartengono minimamente alla sfera di quello che genericamente e in maniera assai informale potrei definire amore.

martedì 22 giugno 2010

Non è un supermercato per vecchi



Supermercato.
Il mio regno, almeno fino a poco tempo fa.
Ieri mi ci sono trovato e ho subito un piccolo shock.
Vi racconto.

Dovete sapere che un mese fa (in seguito a controlli per arginare fenomeni di vertigini posizionali che mi facevano ammattire) mi hanno trovato un fegato gonfio come una zampogna e le transaminasi quattro volte più alte del consentito.
Ulteriori approfondimenti hanno portato - ovviamente - alla scoperta di altre "magagne" come placche varie sull'aorta addominale e cicatrici nella vescica.
Al momento, quindi mangiare sano e niente liquidi gasati.
Ovviamente niente alcol.
Cazzo vuoi farci.
E tutti a dire: "Strano, il tuo periodo di fuoco pensavo l'avessi superato da un bel po'..."
Vero, ma forse mi sono fottuto? è un'ipotesi? sono sano come un pesce? chi vivrà vedrà.
Dicevo: supermercato, il mio regno.
Entro spavaldo come Tony Manero in discoteca e riconosco tutto a meraviglia: scaffali, offerte speciali, no food... tutto sott'occhio.
Sono il padrone, senza dubbio.
Amo fare la spesa al supermercato.
Arrivo in zona alcol ma non ho nessun problema.
Ed ecco cristallizzarsi di fronte a me il peggio.

L'incubo.
Uno scaffale colorato di nero e rosso, le scritte in bianco.
Le riconosco.
E' grande, colmo di leccornie e - soprattutto - nuovo.
Metto a fuoco: si tratta di lattine.
Ma non semplici lattine.
Lattine di "Jack Daniel's e Cola".
Tutto in uno, già mixate alla perfezione.


La masciella mi si spalanca.
Non avessi problemi avrei caricato nel carrello una cassa da 24, lo giuro.
Guardo lo scaffale per dieci interminabili secondi.
Sento le lattine fresche, buone, dissetanti.
Mi giro di 180° in un un moto di disperazione.
Riapro gli occhi.
Inquadro di nuovo: Actimel di Danone
A dozzine.
Mi sento triste e afferro una confezione gusto cocco (anche questa una novità della casa).
Metto nel carrello e mi precipito alle casse.
Il mondo non sembra più essere quello di una volta.
Il supermercato non è più quello di una volta.
Il mio fegato e la mia aorta non sono più quelli di una volta.
Avanti Savoia!

venerdì 18 giugno 2010

L'ambizione di chi resiste all'uragano Katrina

Sono tre settimane che non scrivo nulla.
Il ciclone chiamato "nascita del primo figlio" si è abbattuto su di me con la forza dell'uragano Katrina.
Ma non sono stato con le mani in mano, così vi metto al corrente delle novità (per il momento nella mia testa) con tante possibilità di avverarsi.

1) Citando una vecchia canzone degli Afterhours direi che è finito il momento "Ho tutto in testa ma non riesco a dirlo". L'ultimo capitolo ha le ore contate, nel senso che so perfettamente come svilupparlo. Ho trovato una buona idea (che si ricollega splendidamente con una "pistola fumante" che avevo sotterrato nei primissimi capitoli e che ora è destinata a essere "dissotterrata").
Trovo che sia interessante perchè riesce a coniugare una certa ironia (che aveva caratterizzato un po' il mio primo libro e che in "Io mi carico di rabbia" è rimasta fino a ora un po' sullo sfondo) con visioni oniriche decisamente incisive e inquitanti.
Sono impaziente di buttare giù tutto, so che sarà divertente.
In questo periodo trovo molto stimolante avere tutto in testa prima di scrivere.
Mi dà soddisfazione.

2) Ho intenzione di sviluppare un progetto parallelo da integrare a quello letterario. Impostare cioè dei "reading" musicali sui quali costruire dei "recitati" tratti dalle parti più significative del libro. Il lavoro in questa prima fase comporterebbe la scelta di 4-5 frammenti di libro sui quali costruire vere e proprie canzoni suonate a pieno organico (chitarre, basso e batteria).
Si parte a luglio a "fari spenti", cercando di capire se l'idea e l'ispirazione sono quelle giusta.
In caso di risultati soddisfacienti il passo successivo potrebbe essere la registrazione dei reading e (me lo auguro) la successiva pubblicazione degli stessi in allegato al libro (in formato CD).
Forse sono troppo ambizioso, ma che ci volete fare...
Per ora è tutto, palla al centro e pedalare.

lunedì 14 giugno 2010

Vuvuzelas & digital camera


Questi mondiali di calcio non li si può proprio guardare.
Le partite sono accompagnate perennemente da barriti di elefanti imbizzarriti provocate dalle famigerate vuvuzelas di cui sembrano essere muniti tutti (e quando dico tutti intendo proprio TUTTI) gli spettatori.
Azione da gol? vuvuzelas
Rinvio da fondo campo? vuvuzelas
Retropassaggio? vuvuzelas
Rovesciata spettacolare in area di rigore? vuvuzelas
Gli applausi non esistono, così come gli incitamenti o i cori.
Niente di niente.
Solo un insopportabile, martellante, insignificante, fastidioso frastuono di queste cazzo di trombette di plastica.
Che crepino.

Concerti live.
Tutti quanti con le mani alzate pronti a immortalare chissà che cosa con le macchine fotografiche.
Centinaia di schermi lcd illuminati, flash a ripetizione.
Si riabbassano le mani giusto il tempo per controllare la foto del cazzo che si è riusciti a scattare e poi su un'altra volta a riscattarne un'altra.
E poi un'altra ancora.
Una volta ho chiesto a un tizio davanti a me.
"Amico, perchè non ti godi il concerto?"
Sembrava non capire
"Come?"
"Intendo dire: se continui a scattare a ripetizione non guardi il concerto... guardi solo il piccolo display della tua macchina. Tutto qua"
Non mi rispose nulla, ma smise di scattare (erano 30 minuti che non faceva altro) e forse alla fine in cuor suo mi diede anche ragione.

Non capisco.
Sembra che la gente non stia bene se non è al centro di un evento.
Essere spettatori di qualcosa è già essere protagonisti, viverlo intensamente.
Suonare una trombetta del cazzo a ripetizione (così come scattare fotografie a raffica con le mani in alto) annulla la comprensione del motivo del perchè si sta assistendo a quella performance.
Si torna a casa e probabilmente non si capisce a che cosa si è assistito.
Mania di protagonismo per frustrati che vogliono urlare agli altri "Eccomi! sono qui! sono presente! ne ho le prove!"
Deprecabile, poco intelligente e autolesionista.
E si danneggia pure gli altri, visto che in Sud Africa si vendono all'entrata i tappi per le orecchie mentre durante i concerti si impedisce agli altri di vedersi lo spettacolo in santa pace.

Vogliamo tutti essere protagonisti, rubando il piacere dell'evento a noi stessi e agli altri.
Effetto "Reality show", forse la peggiore conseguenza di tutta questa voglia di emergere, affermarsi, pavoneggiarsi, sentirsi importanti.
Non so più cosa dire, se non che mi sento sempre più stanco di queste situazioni in costante peggioramento.
Basterebbe solo fare qualche ragionamento in più.
Non dico tanto.

venerdì 11 giugno 2010

Apicella sul cellulare

Risponderia telefonica.
"Ma che cazzo è una risponderia telefonica??"
E' questa più o meno la domanda che mi sono fatto quando ne ho sentito parlare.
Spero siate più informati di me, ma per cronaca ve lo spiego: si tratta di una suoneria che scatta in sostituzione del normale "tu.... tuuuu" quando chiamate una persona al cellulare.
Davvero geniale vero?
Devo chiamare "Marcello di Carugate" per mandarlo affanculo a causa di un appuntamento bucato?
Marcello non risponde ed ecco comparire come d'incanto il nuovo pezzo (di merda) di Lady Gaga in grado di acuire la mia rabbia fino a farmi schiumare la bocca.
Devo chiamare "Luisa di Cefalù" per invitarla a un aperitivo romantico?
Luisa non risponde ed ecco magicamente comparire i Village People con la loro indimenticabile Macho Man che potrebbe farmi ricredere immediatamente sulla necessità di bere qualcosa con una decerebrata di tale portata.

Eh sì, gran bella trovata la risponderia musicale.
Costa solo 3 euro in abbonamento permanente settimanale (+IVA) e obbliga quello stronzo che ti sta chiamando a sorbirsi la tua musica di merda "dritta-dritta" sparata nelle orecchie.
E più tempo impieghi a ripondere e più il coglione si sorbisce tutta l'allegra canzoncina...
E non è finita: hai un contatto stretto con questa persona e devi chiamarla 3-5 volte al giorno, magari per lavoro? tutte le volte zac! parte Iris di Biagio Antonacci oppure 50 Special dei Lunapop.
Mi immagino le signore ultracinquantenni che si fanno la risponderia di Mariano Apicella.
Semplicemente disgustoso per chiunque tenti di chiamarle.
Potrei anche ingoiare il telefonino dalla frustrazione, se solo mi succedesse per caso una volta...
... dio, fa che non succeda...

domenica 6 giugno 2010

Aqui no se rinde nadie!

Davide contro Golia.
La storia mi è sempre piaciuta un sacco.
Ieri finalmente mi è arrivata una maglietta che ho fatto stampare su internet.
L'ho cercato a destra e a manca ma non l'ho mai trovata.
Allora ho deciso di stamparla per gli affari miei.
Ha semplicemente una scritta: "Aqui no se rinde nadie!"
Vuol dire "Qui non si arrende nessuno".

La storia che ci sta dietro è quella di un bambino rapito dalla madre (cubana) e portato sul territorio degli Stati Uniti.
Il padre del piccolo (rimasto a La Habana) ha ingaggiato una vera e propria offensiva per riottenere suo figlio.
Il governo degli USA e quello Cubano hanno duellato a colpi di diritto internazionale, con un finale che ha visto il padre riabbracciare suo figlio sul territorio della Isla Grande.

Il giorno dopo la vittoria legale sono spuntati come funghi cartelli piantati nel terreno - lungo il tratto più vicino alle coste statunitensi - (e con la scritta rigorosamente rivolta verso la Florida) con quella scritta: "Aqui no se rinde nadie".
Qui non si arrende nessuno.
Per questo amo il popolo cubano.
Da un po' di tempo mi sento un po' con questo spirito, molto combattivo.
Venite a prendermi se ci riuscite, mi viene da dire (anche se non ho nessun destinatario in particolare).
Farete la fine di Golia.
Lo dice la maglietta che sto indossando in questo momento.

martedì 1 giugno 2010

Here

E' nata mia figlia Francesca.
In sala parto è stata dura (anche per me) ma questo era nella logica delle cose.

Alla fine quello che rimane è quella sensazione di incredulità che si materializza davanti agli occhi, come un piccolo miracolo.

Tornando a casa, da solo dopo 12 ore, accendo il lettore cd in macchina.
A caso parte "Here" dei Pavement.
Era la prima volta che la sentivo e l'ho messa in "repeat" fino a casa, vale a dire almeno sette-otto volte.

Non so se sia una coincidenza ma è perfetta per il momento.
Anche questo è un piccolo miracolo.
Auguri a noi, e che dio ce la mandi buona.
 
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