domenica 29 agosto 2010

Crocifisso in sala mensa

La gente va in ferie.
Fa le ferie.
Poi ritorna dalle ferie.

Dopo due settimane pensa a quando potrà ritornare in ferie e vive in attesa di questo.
Le ferie.
Se non parti per il mare o per la montagna tutti si chiedono perchè.
Qualcuno avanza motivazioni di natura economica, qualcun altro di natura logistica.

Nessuno prende in considerazione la possibilità che qualcuno le ferie non le voglia fare e che magari questo qualcuno preferisce stare a casa a godersi la pace tra le quattro mura.

Come avrete capito non sono un'amante delle ferie, soprattutto di quelle finalizzate alla necessità di pronunciare la fatidica frase:
"Anche quest'anno me le sono godute!".
Poco importa se per raggiungere le località ci siamo sparati in vena ore e ore di interminabili code automobilistiche, se ci siamo rotti i coglioni sotto l'ombrellone in attesa che qualcun altro abbia deciso che "il tempo per abbrustolire" era terminato.

E poco importa se, alla fine, la consuetudine delle ferie sotto l'ombrellone diventa una routinaria condanna, pesante quanto lo scandire logorroico dell'orario di lavoro.
Provate a pensarci:

h. 9.15: Colazione all'americana nell'hotel tre stelle scelto sulla pagina pubblicitaria del settimanale "Oggi". Abbuffata mattutina con il pensiero fisso in testa: "E' tutto gratis, quindi mangio fino alla morte"

h. 10.15: Si parte per la spiaggia. Quotidiano sportivo sotto il braccio, tre ore sotto il sole (in alternativa sotto l'ombrellone senza soluzione di continuità per evitare di cuocere)

h. 13.15: Pranzo al sacco (al risparmio) consistente in panini imbottiti. Unica concessione: bibita fresca acquistata al bar dei Bagni Cristina. Ustione di secondo grado dei piedi per la temperatura allucinante della sabbia.

h. 14.30: Si riprende la vita in spiaggia. Sole, mare.
Poi un po' di mare e sole.
Per finire una porzione di sole e poi un tantinello di mare.

h. 18.00: Ritorno in albergo, doccia e momento unico per riprendersi dalla botta della giornata

h. 20.00 Cena a buffet con clienti dell'albergo. Corsa a chi arriva prima a prendere il dolce. Presenza di bambini rompicoglioni all'interno della sala da pranzo capaci di tortararti le orecchie con le loro urla per tutta la durata della cena.
Caffè corretto.

h. 21.30 Uscita serale obbligatoria per compiacere il partner: 36 "vasche" del centro storico, cono da passeggio doppio gusto "Malaga-Gusto Puffo" con granella di polistirolo spacciata per spolverata di meringa.
Dopo lungo inutile peregrenare ritorno in albergo.
Se va di lusso trombata con il partner. Nella maggior parte delle volte caduta del soggetto malcapitato in stato catatonico in attesa del giorno seguente.

Altro che "Fantozzi contro tutti".
Forse a volte la realtà supera la fantasia.

1 commento:

  1. big paul... è una rappresentazione sputata della vacanza media. scommetto quello che vuoi che 1 su 100 è veramente soddisfatto di cotanto relax. e guai a farglielo notare xè si darà un gran da fare a dimostrare il contrario (parole prese dal film easy rider che in fatto di libertà la vedeva lunga...)con voli pindarici verbali. io un tipo simile di vacanza l'ho provato... mai più. moto. punto e basta. è una dlle poche cose che mi fa sentire libero. magari e a volte purtroppo solo. ma libero. e scusate se è poco. peace. (OLD SQUARE)

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