domenica 16 maggio 2010

Le piccole cose fanno male. Molto male.

"...perchè il tempo ci sfugge, ma il segno del tempo rimane".
Si conclude così una delle strofe de "Le rane" dei Baustelle.
Non avrei mai pensato.

Bianconi e il suo flirtare con il mainstream (oddio, sto scrivendo troppo tecnico... questo blog non è nato solo per chi ascolta musica alternative, me lo devo ricordare...) non mi ha mai convinto fino in fondo.

Devo ricredermi, il ragazzotto questa volta ha colpito nel segno.
Mi piace.

Anche il mio personaggio (il protagonista di "Io mi carico di rabbia") è strettamente legato al tempo.
Quello passato, vissuto.
Che scava nelle vene, che si insinua sotto pelle.
Che genera complicazioni all'interno della stessa vita da cui è stato creato.
Una specie di gatto che si morde la coda.
Roberto sente il sedimentarsi del tempo sulla sua schiena.
Ne percepisce il peso, lo ingloba.
Ne viene a sua volta fagocitato.
Il tempo sfugge, non è fatto per restare statico, come le istantanee del nostro amico fotografo Roberto.
Ma allo stesso tempo ne scava la coscienza a fondo, come una semplice gocciolina che erode la roccia secondo dopo secondo.
Il segno del tempo rimane, eccome se rimane.
Il tempo non cancella un bel cazzo.
Se n'è accorto anche Roberto.
Con una pistola ficcata in gola seduto sul divano da un numero imprecisato di minuti.

1 commento:

  1. Mi dico sempre che devo dare un'altra opportunità ai Baustelle ;)

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