domenica 27 dicembre 2009

La malattia del credere in se stessi


Mi definisco un teledipendente critico.
Guardo molta televisione (diciamo 4 ore al giorno?) e mi capita di guardare di tutto.
A volte mi soffermo per contemplare con disgusto quello che vedono i miei occhi, e magari sto sintonizzato per mezz'ora per vedere se al peggio c'è mai fine.
A volte mi ritrovo su qualche talent show.
Ci sono ragazzi che cantano e ballano e tutti dicono di meritarsi il passaggio al turno successivo, alla puntata seguente... piangono, si disperano, ringraziano.
Tutti hanno fiducia illimitata nei propri mezzi, dicono di venire da situazioni disagiate.

Dicono di aver fatto sacrifici enormi (?) e quindi (per qualche cazzo di proprietà transitiva o forse per la legge del contrappasso) si dichiarono meritevoli di qualche benedizione.

Mai una volta che uno dica: "Sono andato male, giusto che vinca Ermenegildo e vada avanti lui"
Mai una volta che qualcuno si azzardi a dire"E' più bravo di me, io devo ancora crescere."
C'è strafottenza e bastardaggine nei loro occhi e nei loro commenti a caldo.
Sbagli la performance? due lacrimucce e forse il televoto si impietosisce.
Forse non è neppure colpa di quei poveri ragazzi.
Il presunto insegnante che urla "Ci devi credere!! non sei secondo a nessuno! devi credere in te!" per alimentare la competizione è qualcosa di più di un volgare marchettaro.
Forse non c'entra neppure lui.
Forse sono gli autori che aizzano...
Forse non c'entrano neppure loro...
Forse è il format del programma che prevede che....

Oh cazzo.
Stai a vedere che è la televisione.

2 commenti:

  1. mitraglierò la croce rossa ma sono assolutamente convinto che la colpa è di
    quei poveri ragazzi...

    RispondiElimina
  2. Ipotesi da non scartare assolutamente, anzi...
    Poi mi chiedo se un diciassettenne possa essere così infimo e bastardo e mi viene qualche dubbio.
    Qualche secondo dopo mi passa subito.

    RispondiElimina

 
Free Hit Counter