martedì 22 dicembre 2009

Un colpo di fucile mentre fuori piove

Sono una persona a cui le armi non piacciono per niente.
Se non fosse per il termine abusato di "pacifista" (solo a scriverlo, nella sua accezione contemporanea, mi vengono i brividi) forse mi definirei tale.
Ma si tratta di un termine abusato, vacuo... talvolta addirittura informe e quindi non mi definirei per niente pacifista.
Forse un non-violento, ma con dei limiti ben precisi oltre i quali mi sento di non andare.
Tant'è che penso che l'uso della forza fisica - nei frangenti di ingiustizia sociale, repressione dei popoli e schiavitù - sia una strada da tenere in considerazione e valutare attentamente.
Tutt'altro discorso quando si parla di violenza verso se stessi.
Kurt Cobain era un non-violento ma possedeva armi (e si è pure sparato con un fucile).

Il protagonista del mio libro è un non-violento, ma possiede un'arma.
Probabilmente non ha un rapporto stabile con questo tipo di aggeggi: odia la sua pistola ma a volte la ama, la sente vicina come una persona cara.
Poi la respinge, la ripudia.
Mi viene in mente un'immagine che potrebbe rappresentare tutto ciò.
Una giornata di pioggia intensa, tardo pomeriggio.
Un orecchio esterno che ascolta il rumore di un colpo di fucile proveniente da una casa al primo piano.
Il rumore della pioggia che inghiotte quella situazione, quasi fagocitandola.
Poi di nuovo il silenzio.
Qualcosa a che fare con il protagonista del mio libro, Roberto.
Oppure - meglio ancora - la cosa che sarebbe dovuta avvenire.
E che invece non succede.

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