venerdì 29 gennaio 2010

Lo "sfigato" al tavolo da gioco

A volte ho la netta sensazione che le persone siano tutto il contrario di quello che sembrano.
Incontro quello che in molti definirebbero "uno sfigato" (niente donna, macchina scassata, aspetto trasandato...) e mi rendo conto che se ci fosse un terremoto come quello di Haiti probabilmente sarebbe uno di quelli in grado di sopravvivere, di affrontare le emergenze, di farsi forza.

Al contrario vedo fior di professionisti incravattati, (parlantina e sguardo deciso, come la loro stretta di mano) che al primo accenno di mal di schiena pensano già a un tumore maligno.
E che se non avessero vicini mamma-e-papà (all'età di 30 anni) sarebbero perduti.
"Da chi andrei a fare colazione?", - mi disse uno di questi tipacci una volta - "mia mamma mi prepara la spremuta tutte le mattine!"

Non è però questione di essere mammoni o meno, Brunetta qui non c'entra un cazzo.
C'entra invece l'approccio con il quale si guarda alla vita.
Se sei disincantato, cinico il giusto (attenzione: ho detto il giusto) e aperto alle possibilità che tutto un giorno ti cada addosso allora, probabilmente, potresti vivere con una certa propensione allo star bene.
Se punti tutte le tue carte su te stesso, su quello che rappresenti, sui valori borghesi, beh... meglio che ti prepari: la tua vita sarà un inferno e le notti passeranno lunghe come quelle di chi si sente accerchiato senza via d'uscita.
Il vero azzardo alla roulette è quello di chi, tutte le mattine, punta una sola fiche temendo di perderla.
Meglio puntarne due e farsi una grossa risata sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta.

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