martedì 24 novembre 2009

Iniettare qualcosa (non eroina però...)

Ho comprato l'ultimo libro di Dan Brown.
So che è considerato un paraculo, un semplice rielaboratore di idee altrui.
E forse qualcuno lo aiuta nello scrivere, tipo un ghostwriter.
Dubbi "che non fanno bene al gioco del calcio" come direbbe un qualsiasi commentatore televisivo carico di retorica, ma qualcosa su questo libro c'è da dire.

Infatti, alla faccia dei detrattori, l'ho trovato piacevole.
Non tanto per la storia, forse non particolarmente originale (il solito pazzo-fanatico presente in tutti i suoi precedenti libri, il solito contorno artistico-esoterico, i consueti codici indecifrabili che diventano decifrabili con un intuizione che nessun essere umano avrebbe mai potuto avere) ma per la voglia di andare oltre i soliti confini narrativo-descrittivi.

Ho notato una propensione in questo libro di Brown.
Ho notato una genuina propensione per il suo lettore, la volontà di trasferirgli un'immagine differente della vita e della realtà. La voglia di iniettargli un dubbio riguardo la sua esistenza.

Molto ruffiano, eppure ammirevole nella forma e nella sostanza.
Materiale su cui riflettere insomma, e di questi tempi è già tanto.

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